MARCO CORSI
Cronaca

“Io ti rispetto”. Iniziativa sul fair play all’Isis Valdarno

Successo per l’iniziativa di educazione civico-sportiva che da anni unisce memoria storica e valori dello sport da tramandare alle giovani generazioni. Promosso dall’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel insieme a Panathlon Club Valdarno Superiore, Delegazione FIGC di Arezzo e Olmoponte Santa Firmina.

L'iniziativa all'Isis Valdarno

L'iniziativa all'Isis Valdarno

Arezzo, 09 maggio 2025 – Una mattinata intensa e partecipata ha animato ieri l’Aula Magna dell’ISIS Valdarno con la quarta tappa del progetto “Io ti rispetto”, iniziativa di educazione civico-sportiva che da anni unisce memoria storica e valori dello sport da tramandare alle giovani generazioni. Promosso dall’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel insieme a Panathlon Club Valdarno Superiore, Delegazione FIGC di Arezzo e Olmoponte Santa Firmina, il progetto ha visto la partecipazione di studenti, docenti e ospiti di rilievo, con il patrocinio della Provincia di Arezzo e del CONI Toscana. ieri mattina all’ISIS Valdarno di San Giovanni, dopo i saluti istituzionali e un videomessaggio del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Lorenzo Pierazzi, la dirigente scolastica Lucia Bacci ha sottolineato il ruolo dello sport come strumento pedagogico per la formazione di cittadini attivi e consapevoli.

“Lo sport - ha detto la Preside Bacci - è fondamentale perché educa alla vita, perché lo sport è fair play, è imparare le regole dello stare insieme, è rispetto ed è crescere nella condivisione di quelli che sono i valori dello stare insieme. Quindi è una disciplina fondamentale proprio per i principi fondamentali della cittadinanza attiva: educa a essere giocatori, sì, ma soprattutto cittadini attivi”. Al centro della giornata, il ricordo della tragedia dell’Heysel del 1985, raccontata con parole toccanti da Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel e figlio del medico Roberto Lorentini, morto cercando di salvare una vita.

Accanto alla memoria, spazio alla testimonianza di Aldo Nicchi, ex pugile e oggi dirigente della Federazione Pugilistica Italiana, che ha condiviso la propria esperienza per ribaltare i pregiudizi sul pugilato, presentandolo come una scuola di rispetto, disciplina e crescita personale. “Sono stato davvero fiero ed emozionato quando Andrea Lorentini mi ha invitato a partecipare a questo progetto. Credo che queste iniziative - ha dichiarato Aldo Nicchi - facciano bene alla nostra società, soprattutto ai ragazzi, perché diffondono il vero significato dello sport. Oggi vorrei far scoprire ai giovani un altro volto del pugilato, che è uno sport di gruppo, che educa al confronto e non alla violenza”.

Nicchi ha ricordato come il pugilato olimpico affondi le radici nell’antichità e sia stato uno degli sport fondatori dei Giochi, ma ancora oggi venga percepito con sospetto da molti. Con l’ausilio di alcuni video mostrati durante il suo intervento, ha fatto vedere come il lavoro nelle palestre sia fondato su disciplina, rispetto, collaborazione e controllo emotivo. “Il nostro - ha concluso Nicchi - non è uno sport violento. La boxe è mettersi in gioco con se stessi. È rispetto delle regole, rispetto dell’altro, educazione al sacrificio. È una scuola di vita. Vorrei che i ragazzi oggi tornassero a casa con una visione diversa, più completa, magari incuriositi da qualcosa che prima ignoravano”.