"Io, solo per ore al pronto soccorso" L’Asl: "Ma noi lo stavamo curando"

Porta il marito alle 20, fino alle 2 in sala d’attesa, entra e lo trova. "Alle 16 la comunicazione: era infarto". Il primario: "È stato subito seguito per la diagnosi e trattato: mi scuso per le comunicazioni, siamo pochi".

"Io, solo per ore al pronto soccorso"  L’Asl: "Ma noi lo stavamo curando"
"Io, solo per ore al pronto soccorso" L’Asl: "Ma noi lo stavamo curando"

"Ho portato mio marito di 82 anni alle 20.30 al pronto soccorso con un sospetto infarto: fino alle 2 non ho visto più nessuno e sono entrata da me a cercarlo". E’ la protesta affidata a Teletruria da Natalina Innocenti, la moglie del paziente. In attesa per ore con il figlio, lamenta prima di tutto di essere stata lasciata a se stessa. Dalla Asl arriva la replica di Maurizio Zanobetti, responsabile del pronto soccorso. "Lo abbiamo immediatamente preso in carico ed è iniziato il processo diagnostico. Che in questi casi prevede esami ematici ogni tre ore, l’elettrocardiogramma non riscontrava va un infarto acuto". In effetti l’infarto c’era ma in forma più lieve: la certezza è arrivata alle 16 e comunicata alla donna.

Quindi, assicura Zanobetti, il percorso diagnostico e di cura è stato seguito nei dettagli. Ma di una cosa si scusa. "Mi dispiace per la mancata informazione ai familiari, è un loro diritto e va garantito". La causa, spiega poi,è legata a una situazione di inevitabile affanno. "Siamo pochi e al primo posto c’è la garanzia delle cure. Di giorno abbiamo i volontari dell’Avo a fare la spola tra medici e famiglie, di notte no". Natalina racconta anche di essersi affacciata e di aver trovato il marito solo in poltrona, come abbandonato. Ma Zanobetti non ci sta.

"Posso capire che abbia avuto un’immagine deformata del reparto, magari in quel momento il personale era impegnato nelle stanze vicine: ma c’erano due medici e nove infermieri, come ogni notte". Lui per primo ne vorrebbe di più, l’organico stesso ne prevedrebbe tre. "Siamo nelle stesse condizioni degli altri ospedali: la risposta è sotto controllo, ma anche per gli sforzi di medici e infermieri, tra ferie arretrate e straordinari". Lacune sulle quali sono arrivate alcune risposte, come gli specializzandi, ma che ancora devono trovare una soluzione. Da qui i mal di pancia del personale fino alla minaccia di dimissioni di massa, partita da Firenze.

Uno scenario con il quale si incrocia la protesta di Natalina. "Sono tornata a casa, ho lasciato qui mio figlio e alle 16 mi hanno avvertito che mio marito era in cardiologia per un infarto in corso". Si poteva fare prima? Zanobetti lo esclude: "La diagnosi è stata fatta dopo ore di monitoraggio al pronto soccorso". La famiglia era arrivata in ospedale con mezzi propri, "non volevo disturbare le ambulanze" dice Natalina. Il responsabile non condivide questo scrupolo. "L’emergenza c’è apposta, chiami il 112 e un medico decide.

In caso di infarto acuto l’elettrocardiogramma a bordo chiarisce la diagnosi e ti porta in cardiologia". In questo caso forse non sarebbe bastato, la patologia non era acuta. Ma è un consiglio per gli altri. "Il pronto soccorso è sempre aperto e risponde alle emergenze". Meno quella di avvertire i parenti in tempo reale. "Ma miglioreremo".

Alberto Pierini