REDAZIONE AREZZO

In Valdichiana, più superfici irrigate e maggiori volumi per salvare il “made in” e proteggere falde, fiumi e ambiente

L’invaso, il più grande dell’Italia centrale, è pieno e l’acqua c’è, mancano ancora le infrastrutture per portarla alle aziende agricole e le risorse per poterle progettare e realizzare

Frutteti irrigati

Frutteti irrigati

Arezzo, 20 agosto 2025 – «Io l’acqua ce l’ho, e questo fa la differenza». A dirlo è Stefano Bardelli, frutticoltore della Valdichiana, uno degli imprenditori che può contare sul servizio di irrigazione garantito dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno.

Per la sua azienda, avere una risorsa stabile, regolata e pianificabile significa poter programmare il lavoro e ottenere qualità e rese costanti. «Dove c’è irrigazione collettiva – sottolinea – c’è produzione e c’è futuro”. Per molti però la realtà è diversa. In Valdichiana come in Valtiberina il “paradosso Montedoglio” risulta insopportabile.

Soprattutto in estate, quando la necessità di risorsa si moltiplica. L’invaso, il più grande dell’Italia centrale, è pieno e l’acqua c’è, mancano ancora le infrastrutture per portarla alle aziende agricole e le risorse per poterle progettare e realizzare.

Un cortocircuito noto da anni e più volte denunciato dal Consorzio: la difficoltà a reperire i fondi per completare le condotte irrigue impediscono l’estensione del servizio e costringono centinaia di imprese a ricorrere a pozzi privati o a prelievi diretti dai corsi d’acqua, con costi elevati, minore efficienza e un impatto ambientale più pesante.

L’estate 2025 non fa eccezione. Anche perché la situazione meteorologica ha aumentato la “sete”. Dopo le abbondanti piogge primaverili, giugno è stato segnato da caldo estremo e precipitazioni in picchiata. Il risultato? Un’impennata di richieste di acqua: nelle sole aree servite dai distretti irrigui consortili, rispetto al 2024, le domande sono aumentate del 13% e i volumi richiesti dell’11%.

A fine luglio, il Consorzio aveva distribuito circa 1.100.000 metri cubi di risorsa a 170 aziende, su una superficie complessiva di 700 ettari. I dati – raccolti tramite la lettura dei contatori consortili – confermano che l’agricoltura moderna ha bisogno di una disponibilità idrica certa e costante. Non solo nelle aree attualmente servite dal Consorzio.

«Le colture sono sempre più sensibili agli stress climatici e l’irrigazione collettiva non è più un’opzione, ma una necessità strutturale – dichiara la Presidente del Consorzio Serena Stefani, Vicepresidente di ANBI Toscana con delega all’irrigazione –. Anche le produzioni tipiche della nostra regione, oggi, richiedono acqua. Purtroppo resta un grave squilibrio tra disponibilità potenziale e possibilità reale di distribuzione.

Servono investimenti immediati per completare le infrastrutture del Sistema Occidentale di Montedoglio, garantendo sicurezza alimentare, ambientale e sociale a interi territori, e piani ad hoc per portare acqua anche nelle aree che non possono beneficiare della presenza della grande diga.

Il nostro impegno ad intercettare risorse da investire in nuove reti è da sempre grande e continuerà, con la consapevolezza che i cambiamenti climatici renderanno sempre più urgenti risposte immediate e strutturali», conclude Stefani.