MARIA ROSA DI TERMINE
Cronaca

Il monastero di San Francesco torna a vivere

E’ previsto un intervento di manutenzione da 200mila euro, poi dovrebbe diventare un centro di aggregazione culturale

di Maria Rosa Di Termine

Tornerà a rivivere un luogo storico di San Giovanni. Il convento di San Francesco a Montecarlo nei mesi scorsi è passato alla Fondazione Be.St., organizzazione no profit costituita con finalità solidaristiche e di utilità sociale. "Anima" dell’operazione e Mecenate è Lorenzo Berna che ha scelto di riportare all’antico splendore gli austeri ambienti chiusi e abbandonati ormai da decenni. E domenica scorsa si è svolto il primo atto della "nuova vita" dell’oasi monastica sulla collina che sovrasta la periferia Sud della città: la riapertura della chiesetta intitolata al Battista con una cerimonia alla quale hanno preso parte tanti cittadini che hanno voluto testimoniare apprezzamento per una riqualificazione attesa da tempo. "È solo un primo piccolo, grande passo verso la riapertura di tutto il complesso del meraviglioso convento perché torni ad essere un punto di riferimento per la popolazione", hanno commentato i referenti di Be.St., ringraziando gli intervenuti per l’affetto dimostrato.

Al tempo stesso ai presenti sono stati chiesti contributi di idee, competenze e ricordi. L’obiettivo dichiarato è di "costituire comunità di persone, ispirate alla perfezione evangelica, capaci di assicurare una nuova vita economica, indipendente e sostenibile, a monasteri abbandonati". Insomma l’idea ispiratrice sembra essere un ritorno allo spirito del cenobio, ovvero della vita in comune di un gruppo di persone, ma con un taglio laico. Non si conoscono ancora molti dettagli del progetto complessivo di rinascita della struttura ma è già certo il periodo nel quale verrà illustrato alla cittadinanza. "Abbiamo in programma di organizzare una presentazione ufficiale a metà del mese prossimo – ha affermato Lorenzo Berna – e lo faremo nella Pieve di San Giovanni Battista.

Ad oggi abbiamo previsto un intervento preliminare di manutenzione straordinaria per circa 200 mila euro in una piccola ala dell’immobile dove saranno ricavati i primi alloggi che verranno utilizzati da chi dovrà seguire il cantiere della ristrutturazione complessiva". E che si tratti di un luogo del cuore per i sangiovannesi e per i valdarnesi in generale è la storia a dirlo e lo sottolinea anche il sindaco Valentina Vadi parlando di un bel progetto di riqualificazione. Realizzati in pieno Rinascimento, a metà del XV° secolo, il monastero e la chiesa hanno ospitato nel corso dei secoli prima i francescani, quindi altri ordini fino ai frati Minori. In epoca recente una comunità di recupero di giovani in disagio e all’inizio del terzo millennio le suore dell’ordine delle Clarisse del Cuore Immacolato di Maria, salite alla ribalta delle cronache per alcune prese di posizione che implicarono l’intervento deciso della Diocesi di Fiesole e il susseguente trasferimento in un’altra regione. Ma la vicenda di Montecarlo si lega anche ad una delle opere più significative dell’arte italiana, l’Annunciazione del Beato Angelico, un tempo collocata sul secondo altare a destra della chiesetta e ora conservata al Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie. Durante la Seconda Guerra mondiale era finita nell’elenco dei capolavori che il gerarca nazista Hermann Göring voleva trafugare per la propria collezione, ma grazie all’impegno dello storico dell’arte e agente segreto Rodolfo Siviero fu possibile mettere in salvo la splendida pala. Avvertì i monaci del convento che riuscirono a nasconderla anticipando di un giorno il blitz dei tedeschi.