
di Gaia Papi
Alberi abbattuti per bloccare la strada, lampioni oscurati, un’auto lanciata come ariete. Un altro colpo da professionisti, un’altra ditta orafa ripulita. Questa volta è toccato a Jessica Jewels, azienda di Ponticino che vanta trent’anni di attività con una lunga esperienza nella creazione di gioielli in oro e argento.
Tutto è accaduto nel cuore della notte. Sono le 2.30 quando i ladri entrano in azione. Passo dopo passo, mettono in rapida sequenza un piano studiato nei minimi dettagli e iniziato, nella sua fase preliminare, con uno studio attento del territorio e dell’azienda orafa. Probabilmente, prima di ieri notte, hanno eseguito sopralluoghi e fissato orari, abitudini, movimenti degli imprendito e dei dipendenti, raccogliendo gli elementi necessari a pianificare la strategia.
Il colpo è stato messo a segno in fasi d’azione molto precise. Primo step: bloccare l’accesso alla strada che porta alla Jessica Jewels.
Qualche mese fa, un commando ha agito con una tecnica molto identica nell’assalto a un’azienda del Castelluccio: in quel caso, i malviventi avevano rubato auto, poi posizionare sulla carreggiata per crare una barriera invalicabile. Questa volta l’operazione è stata ancora più complicata. Nel tentativo di rallentare l’arrivo delle forze dell’ordine, i banditi hanno abbattuto alcuni cipressi che si trovavano lungo la strada, chiudendo la carreggiata dietro di loro. Il secondo step: creare un black out nell’intera zona. Lo hanno fatto manomettendo i lampioni dell’illuminazione pubblica. Via la luce, per lavorare indisturbati. Non solo: le telecamere sono state girate dalla parte opposta a quella dove erano puntate, per evitare che riprendessero la scena dell’assalto.
Arrivati davanti all’azienda in via Maestri del Lavoro hanno lanciato contro l’ingresso una vettura rubata (una Lancia Ypsilon): è stata la testa di ariete con la quale aprire un varco. La macchina è servita a sfondare il cancello d’ingresso. Una volta nel resede, i banditi si sono diretti verso uno degli ingressi e lo hanno forzato. Il varco era aperto, ma non c’era tempo da perdere. L’allarme è scattato e di lì a poco sarebbero arrivate le forze dell’ordine. La banda (ancora da ricostruire il numero dei componenti), entra a tutta velocità, arriva alla cassaforte, un forziere di 80 quintali, fatto saltare con l’acetilene, il gas di combustione. L’esplosione ha creato un varco tra le pareti: all’interno, gioielli in oro e argento.
Da una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri, si è parlato di un bottino pari a circa 30mila euro. Con il passare delle ore il titolare ha avviato la conta dei danni. Secondo una sua valutazione il valore sarebbe venti o trenta volte superiore rispetto alla prima valutazione. A questa cifra, che potrebbe aggirarsi intorno al mezzo milione di euro, vanno ad aggiungersi danni per circa centimila euro provocati dall’assalto a buona parte dell’azienda. L’esplosione ha distrutto macchinari e danneggiato l’immobile. I banditi sono scappati a piedi probabilmente attraverso un boschetto della zona. Nella fuga hanno perso qualche monile, recuperato dagli investigatori. L’allarme ha messo in moto la macchina degli interventi: i primi ad arrivare sono stati i vigilantes che hanno allertato le forze dell’ordine. I carabinieri della Compagnia di Arezzo, guidati da Silvia Gobbini, hanno condotto i rilievi per raccogliere ogni traccia che i malviventi potrebbero aver lasciato durante il colpo e nella fuga. Nelle prossime ore verranno analizzate anche le telecamere interne all’azienda, a caccia di frammenti per dare un volto ai malviventi.