SALVATORE MANNINO
Cronaca

Il fondatore Ivan Bruschi "L’antiquariato è la storia"

Il ritratto del protagonista che dell’evento fu il presidente a vita, con le cose antiche che diventano strumento fondamentale di conoscenza del passato

di Salvatore Mannino

Lo scrigno di Maria Antonietta o il modello di teatrino in legno: due delle attrazioni di questa edizione ma chissà quante ne sono passate per le sale di Cortonantiquaria (prima Mostra del Mobile Antico) da quando Ivan Bruschi e Giulio Stanganini misero mano alla prima edizione del 1963. Ecco, Ivan Bruschi, il commendatore, per il quale la Mostra del Mobile è la prima, grande creatura, addirittura cinque anni prima che nascesse il suo progetto più noto, quello della Fiera Antiquaria. Due manifestazioni completamente diverse, la prima destinata a un pubblico di elite, comunque danaroso, più raffinato, la seconda pensata anche per la piccola e media borghesia dell’epoca del Boom, quella che usciva dalle ristrettezze dell’Italia paese povero e progettava di arredare la casa della vita con le buone cose di ottimo gusto ma senza avere la disponibilità economica di chi può permettersi uno scrigno di Maria Antonietta.

Questa capacità di attrarre due platee tanto diverse fa parte dell’ingegno multiforme del personaggio Bruschi, una delle grandi figure dell’antiquariato nazionale del dopoguerra, protagonista anche della Biennale di Palazzo Strozzi, la più prestigiosa manifestazione del settore, nella quale fece parte del comitato tecnico, e della mostra di Todi, un altro evento di richiamo. Per capire bisogna rifarsi alla formazione di Bruschi, nato a Castiglion Fibocchi nel 1920, ma ben presto trasferitosi con la famiglia a Firenze. Lì frequenta le lezioni di Roberto Longhi, forse il più importante storico dell’arte del ’900 italiano, e ne riceve un’impronta decisiva, anche quando decide di avviarsi a una professione di famiglia come quella dell’antiquario.

Il ritorno ad Arezzo è del 1956 e subito si impegna nel restauro del Palazzetto del Capitano del Popolo in Corso Italia, davanti alla Pieve, devastato dalle bombe durante la guerra, che lui trasformerà nell’abitazione perfetta teorizzata da un altro grande esteta, Mario Praz. Nel 1958 Bruschi apre la sua galleria storica in piazza San Francesco, quella che diventerà una specie di salotto in cui passerà il meglio dell’Italia che può spendere e degli antiquari e dalla quale governerà con polso fermo la sua creatura prediletta, la Fiera dell’antiquariato di strada, quella nella quale conta il fiuto per scovare la "Trouvaille", il pezzo di valore in mezzo a tanto ciarpame.

Siamo già oltre, però, la nascita della Mostra del Mobile, ora Cortonantiquaria. Un evento di cui sarà presidente a vita e per il quale, nei suoi discorsi di inaugurazione delle edizioni che si susseguono, esprimerà al meglio la sua concezione dell’antiquariato non solo come forma d’arte ma anche come strumento di approccio alla storia.

Il commendatore è seguace a suo modo della scuola degli Annales, con la storia materiale opposta alla storia evenemenziale dei grandi eventi e delle grandi date. Per lui, appunto, l’oggetto antiquario diventa una forma di conoscenza del passato e della sua materialità, non meno importante della storia dello spirito hegeliana o crociana. Lo dice chiaramente in molti dei discorsi che tiene dal ’63 fino al ’96, l’anno della sua morte. Interventi, peraltro, che non mancano di una finezza non solo intellettuale ma anche letteraria: di Cortona, ad esempio, parlerà nel 1967, come di una "Città del silenzio, dove il tempo sembra essersi fermato fra il tremolio argenteo degli ulivi e il grigio statico delle pietre etrusche e rinascimentali". E si sentono gli echi dannunziani del poeta che inserì appunto Cortona nella sua serie delle Città del Silenzio. E’ ancora così, anche in questo 2021 in cui il sole al tramonto illumina i muri dentro i quali si svolge questa mostra dal cuore antico.