LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Il 2023 ha il nome di Clara Ma nascite in picchiata

Primo vagito in sala parto nel tardo pomeriggio: unico fiocco nell’Aretino. Alessandro e Aurora archiviano il 2022. Il calo demografico non si arresta

di Lucia Bigozzi

C’è voluto che il 2023 prendesse in mano le redini del nuovo cammino per celebrare il primo nato. E così, Clara, la prima a rispettare la tradizione, è arrivata con calma: alle 19,26. Il fiocco rosa sul letto della mamma nel reparto Maternità dell’ospedale di Arezzo è il segno della vita che si rinnova e porta gioia nel giorno numero uno dell’anno nuovo. Clara pesa due chili e mezzo ed è già tra le braccia di mamma e papà. Aretini doc.

A salutare il 2022 è stato, invece, un maschietto, Alessandro e il suo primo vagito è risuonato in sala parto all’alba dell’ultimo giorno, alle 5,19. Un San Silvestro da incorniciare per la famiglia di questo bimbo che cominicia il suo cammino nel mondo.

Al San Donato l’anno si chiude con un saldo negativo rispetto all’anno precedente: 1335 nascite (tra cui venti coppie di gemelli) a fronte di 1414 parti registrati nel 2021.

In Valdarno, all’ospedale Santa Maria alla Gruccia l’ultima nascita del 2022 è una bambina, partorita alle 17,16 del 31 dicembre. Pesa oltre tre chilogrammi e si chiama Aurora, un nome che racchiude un significato di speranza e purezza: come l’aurora che annuncia un giorno tutto da scoprire. Ma nel primo del 2023 non ci sono state altre nascite nelle struture sanitarie della Asl aretina. Non è un buon segno e sono molto lontani gli anni in cui c’era la gara tra i fiocchi azzurri e rosa. Sono lontani i tempi in cui l’anno nuovo portava con sè, fin dalle prime ore, la ricchezza della vita e, di solito, il conto delle nascite non si fermava a uno, come nel caso della bimba aretina venuta al mondo nel pomeriggio del primo gennaio.

Ma si sa, il problema esiste da tempo: poche nascite, comunità con sempre più persone anziane. E’ lo schema, non solo aretino, che si ripete in ogni città, da nord a sud dello Stivale. E ilo calo demografico, che appare sempre più inesorabile, ha un impatto sociale importante.

I problemi legati all’occupazione e, da tre anni a questa parte, le conseguenze della pandemia e della crisi che in molte famiglie hanno provocato la perdita del lavoro e un repentino impoverimento, sono tra le cause principali che incidono nella frenata sulle nascite. Un trend che ormai sembra essersi stabilizzato e i numeri lo confermano proprio nel primo giorno dell’anno, dedicato - come da tradizione - ai nuovi nati.

Nel 2020 l’Istat ha rilevato che in provincia di Arezzo sono nati 6,4 bambini ogni mille abitanti, meno della media nazionale al 6,8. Ma il dato che fa riflettere è la caduta verticale delle nascite rispetto al 2002: allora nascevano 8,3 bambini ogni mille abitanti. Significa che in venti anni si è persa una quota importante di popolazione.

E’ una questione sulla quale rifletere e agire per cercare di arginare un fenomeno che non mostra inversione di tendenza, evidenziato sopratutto dalla grande crisi economica internazionale del 2008. Chi ricorda la nascita dei sei gemelli Giannini? Quarantadue anni fa, quasi un’epoca glaciale.