"Venerdì al Pronto soccorso di Arezzo mancavano 17 infermieri su 57. Significa che nel turno di notte il Ps del San Donato ha lavorato con un infermiere in meno. Dove andremo a finire?". Anche stavolta Claudio Cullurà di Nursind non usa mezzi termini. Come dice lui, "Quando si parla di sanità non si scherza, da questo dipende la salute dei cittadini". E poi c’è un altro problema secondo il sindacalista. Oltre alla carenza di organico c’è anche una carenza di organizzazione. "Il turno degli infermieri viene deciso giorno per giorno e questa è una evidente condotta antisindacale".
Insomma, non era l’estate a infiammare gli animi perché il dialogo - o meglio: lo scontro - tra azienda sanitaria e lavoratori prosegue anche con le prime rinfrescate dall’aroma invernale. Lo stato di agitazione rimane: le single sindacali lo avevano detto chiaramente ("non ci fermeremo") e hanno mantenuto la loro parola, con la minaccia nemmeno troppo implicita di uno sciopero. Una spada di Damocle sull’Asl anche se i diretti interessati negano di avere in mente - almeno sul breve periodo - di sfoderare questa carta. Vedremo. Quel che è certo è che le “picconate“ non cessano e vanno dritte al cuore del presidio sanitario più importante della provincia. "Una situazione così grave, al pronto soccorso dell’ospedale di Arezzo, non si era mai verificata: venerdì tra ferie, malattie e permessi in reparto sono mancati ben 17 infermieri su 57 previsti - spiega il sindacato - una contrazione così importante che ha rischiato di mettere in difficoltà la stessa operatività del reparto e che ha comportato il fatto che la programmazione del lavoro infermieristico avverrà giorno per giorno, senza il consueto anticipo che per legge deve avvenire entro il 21 del mese precedente".
Carenza di infermieri ma anche una gestione del lavoro improvvisata: sono questi i due temi che Nursind denuncia stavolta. “Quello che si è verificato venerdì scorso - spiega il coordinatore territoriale Claudio Cullurà - è l’ennesima riprova di quanto ripetiamo ormai da troppo tempo: non è possibile pensare di affrontare un autunno e un inverno con questa carenza di personale". Poi chiosa: "La mancanza di infermieri è così grave che non rappresenta più solo un legittimo problema per la categoria, costretta a turni massacranti, rientri nei giorni liberi, pronte disponibilità, ma si configura come un pericoloso disservizio nei confronti della popolazione”.
Secondo il sindacato a soluzione è solo una: assumere. Imperativo che però non sembrerebbe nei piani dell’azienda che stando alle previsioni dei prossimi anni, avrà più uscite che entrate nell’organico.
"Questi problemi - conclude Cullurà - non hanno altri modi per essere risolti. L’Asl deve prendere atto del problema e porre in atto soluzioni urgenti. Non si può continuare a contare solo sulla buona volontà del personale: gli infermieri devono poter fruire delle ferie e hanno il diritto di ammalarsi senza il timore di pesanti ricadute sul lavoro dei colleghi che ‘resistono’ in reparto". "Il rischio è che quanto accaduto venerdì non rappresenti un caso, ma si configuri solo come il primo episodio di una lunga serie". L’azienda sanitaria non ha - almeno ad ora - replicato al sindacato.