MARIA ROSA DI TERMINE
Cronaca

I nove "furbetti" del reddito di cittadinanza

Tra loro il giocatore online professionista, una titolare d’azienda che affermava di essere disoccupata e l’erede di un patrimonio di famiglia

di Maria Rosa Di Termine

C’erano il giocatore online professionista, una titolare d’azienda che affermava di essere disoccupata e persino l’erede di un patrimonio di famiglia tra i "furbetti" del reddito di cittadinanza e delle esenzioni dai ticket sanitari. Ma non l’hanno fatta franca perché sono stati scoperti e denunciati dalla Guardia di Finanza della Compagnia di San Giovanni, guidata dal capitano Ubaldo Collu. Nove in tutto i valdarnesi residenti nei tre centri del fondovalle, e tra loro uno straniero, segnalati alla magistratura nell’ambito dei controlli attivati per contrastare gli illeciti in materia di spesa pubblica. In particolare, grazie alla collaborazione tra i finanzieri sangiovannesi e l’Inps, sette uomini tra i 50 e i 60 anni, che usufruivano da tempo del contributo statale introdotto come misura di contrasto alla povertà, sono finiti nei guai con la legge per aver fornito comunicazioni false nelle Dichiarazioni Sostitutive Uniche guardandosi bene dal riportare le variazioni in positivo dei rispettivi redditi o patrimoni.

Le indagini, condotte in maniera certosina dalle Fiamme Gialle incrociando i riscontri delle principali banche dati, hanno portato alla luce una casistica multiforme. A cominciare, appunto, dal fortunato scommettitore seriale, intestatario di conti in casinò virtuali, peraltro leciti, ad esempio Lottomatica e Sisal, e che era riuscito ad accumulare in dodici mesi circa 20 mila euro di vincite con puntate su diverse discipline sportive. Una cifra ben superiore alla soglia di 6 mila euro prevista per poter omettere la dichiarazione e che, secondo le norme vigenti, gli avrebbe impedito di percepire il sussidio. Un suo "collega", invece, si era per così dire dimenticato di segnalare l’incasso di un’eredità che aveva fatto lievitare notevolmente il suo conto corrente, mentre un terzo aveva affermato nella Dsu di dover saldare ogni mese un affitto in realtà scaduto da anni per abbassare il quantum del reddito totale. Nello specifico, a fronte di più di 38 mila euro già versati fin dall’anno scorso, i militari hanno evitato all’Erario di pagare una tranche ulteriore di 28 mila euro non dovuti ai sette che non ne avevano diritto. Non solo, perché sono stati deferiti all’autorità giudiziaria altri due valdarnesi che per non sborsare i soldi dei ticket del Servizio Sanitario Nazionale avevano certificato situazioni di bisogno non vere o malattie "immaginarie".

Nel primo caso gli inquirenti hanno scoperto un professionista che non aveva dichiarato il reale status reddituale, oltre 80 mila euro, per usufruire gratuitamente delle prestazioni nelle strutture ospedaliere toscane; nell’altro hanno appurato che un’imprenditrice al timone di una ditta ancora in attività sosteneva di essere disoccupata.

Le somme dovute dalla coppia, 5 mila euro, sono già state recuperate in favore dell’ente erogatore e ricollocate nei capitoli destinati alla spesa sanitaria di chi ha realmente diritto ai sostegni. Commentando l’operazione il Comando Provinciale della Guardia di Finanza ha sottolineato come l’attività si inquadra tra quelle di polizia economico-finanziaria svolte dal Corpo, impegnato a individuare l’accesso immotivato ai servizi assistenziali.

Fenomeni che "generano iniquità, minano la coesione sociale e danneggiano i cittadini onesti – conclude – e tutti coloro che hanno concretamente necessità di essere assistiti".