I giovani nel bicchiere: "Dietro l’abuso di alcol disagio profondo". I campanelli di allarme

"Nell’ultimo anno c’è stato un aumento delle richieste di aiuto". Becattini analizza il fenomeno del binge drinking tra i più giovani. "Spesso sono come riti di iniziazione che segnano un passaggio".

I giovani nel bicchiere: "Dietro l’abuso di alcol disagio profondo". I campanelli di allarme

I giovani nel bicchiere: "Dietro l’abuso di alcol disagio profondo". I campanelli di allarme

di Matteo Marzotti

AREZZO

"Nell’ultimo anno abbiamo registrato un aumento nel numero dei ragazzi e delle ragazze, minorenni, che accompagnati dai genitori hanno chiesto aiuto al SerD". A parlare è il dottor Marco Becattini, responsabile del servizio per le dipendenze della Asl toscana Sud-Est per la zona di Arezzo.

"Il problema c’è anche per quella che definirei una disponibilità registrata nella nostra provincia tra i ragazzi di assumere alcol secondo la moda del binge drinking, ovvero di bere una quantità non controllata di alcol fino ad ubriacarsi".

Sono più i ragazzi o le ragazze a manifestare questo tipo di problema?

"Le ragazze sono più esposte, spesso perchè la loro corporatura più esile rispetto a quella dei ragazzi non consente loro di reggere l’alcol alla stessa maniera e sono più a rischio di intossicazioni".

Sulla base della sua esperienza quali sono i motivi che spingono i minorenni in questo caso a rifugiarsi nell’alcol?

"Sembra quasi un rito di iniziazione, una sorta di passaggio che devono fare - sottolinea il dottor Becattini - può accadere in prossimità del primo giorno di scuola, oppure penso ad alcuni momenti di festa e aggregazione come Halloween, o un sabato sera tra amici, una festa di compleanno e così via. Per certi versi sembra davvero un passaggio dall’adolescenza all’età adulta e spesso si verifica in concomitanza con il passaggio ad esempio alle scuole superiori dove entra in ballo anche il cambiamento di amicizie, di routine. C’è da superare un nuovo ingresso in un gruppo di amici, nuove conoscenze. C’è un vero e proprio cambiamento, e alcuni vedono magari la perdita di uno o più contatti che rappresentano un punto fermo, una sicurezza".

Solitudine e disagio quindi.

"Esatto, e poi il gruppo fa la differenza, c’è il desiderio di essere accettati, di fare parte di qualcosa".

Cosa ne pensa di quanto accaduto nella notte di Capodanno: alcuni interventi da parte del 118 hanno interessato minorenni alle prese con intossicazioni alcoliche.

"È un segnale di fragilità. L’episodio singolo di un soggetto non significa avere una storia di dipendenza, ma semmai evidenzia un problema da prendere in considerazione e affrontare. Lo definirei un campanello di allarme".

Come può intervenire il SerD?

"Può capitare che sia la famiglia a prendere contatto con la nostra realtà ma ci sono anche i servizi sociali, le forze dell’ordine e poi il mondo della scuola. Per le famiglie è difficile fare questo passo perchè temono che chiedendo aiuto possano essere giudicate dovendo affrontare il disagio vissuto dai figli".

Il percorso all’interno del servizio per le dipendenze come si sviluppa?

"Si basa sul confronto, sul dialogo tra chi si rivolge alla struttura e il personale formato da medici, psicologi, educatori. C’è da capire cosa ha fatto scaturire il disagio che ha portato il ragazzo o la ragazza a trovare una risposta nell’alcol".

La famiglia però resta al primo posto per importanza, nel fare il primo passo.

"Certo, ma anche nell’educare nel far capire che l’alcol non va sottovalutato, non è un compagno di tavola pulito fino in fondo. Bere davanti ad un minore in maniera meno controllata del solito non è educativo".

Chi può rivolgersi al SerD?

"Come dico spesso su internet e non solo sono disponibili i numeri di telefono della struttura, il mio indirizzo mail e quello dei miei colleghi. Siamo pronti ogni giorno a rispondere a dare una mano a quanti ci chiedono aiuto".