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I commercianti di via Madonna del Prato: "Qui a piedi come nel Corso"

Strada a vocazione pedonale per shopping, bar, ristoranti e punti di ritrovo. Ma le auto tengono lontani i pedoni. Chi apre e chi chiude

MADONNA DEL PRATO_WEB

Arezzo 4 novembre 2017 - E’ STRETTA fra le due grandi «arterie» del centro, Corso Italia e via Guido Monaco, una sorella minore ma che rivendica un ruolo da protagonista come via del passeggio. E le carte in regola le avrebbe tutte per diventare un «piccolo Corso». E’ una delle pochissime ad essere totalmente «made in Arezzo»: nessun kebab, nessun negozio di alimentari dal mondo, un solo franchising. Tutti piccoli imprenditori, commercianti aretini a conduzione familiare, e tanti giovani. Qui i commessi se li possono permettere in pochi.

Ma se la parte bassa, quella che dall’incrocio con Via Roma arriva fino alla Stazione, ha vinto la sua battaglia per diventare pedonale, la parte «alta» che da via Roma arriva in piazza San Francesco è ztl B, di qui passano le auto perché è una delle poche strade che arrivano dritte al Comune, è una degli accessi al centro storico.

Ma la strada è stretta, abbastanza da impedire di occupare suolo pubblico con arredi, tavolini, sedie. Se il problema per i negozi è solo per le fioriere che abbelliscono la strada, nessun problema, per quelle lo spazio si trova. I disagi sono per bar, ristoranti, birrerie, bracerie. Alcuni fondi sono così piccoli che a malapena c’è posto per il bancone. Ne è esempio il Masterchips, vende patatine fritte da asporto immancabilmente consumate sugli scalini dei portoni, con buona pace dei residenti costretti a scavalcare ragazzi, bicchieri, carte e macchie di unto. Quello stesso spazio conteso a colpi di centimetro fra la brasseria Del Vicolo e il ristorante Sala dei Grandi.

Eppure Via Madonna del Prato è a tutti gli effetti un piccolo Corso, sfodera la sua vocazione nelle notti bianche quando diventa una lunghissima striscia di tavole apparecchiate. Lo sanno i commercianti e i ristoratori della parte bassa che quella vocazione la stanno sfruttando, lo sanno i commervianti che nella parte alta continuano a scommetterci nonostante i turn over, i cartelli «affittasi» e quelli che aprono e chiudono in breve tempo. I prezzi non sono come quelli del Corso ma si stanno avvicinando, si superano i mille euro al mese, ma il passaggio, e il passeggio, non sono gli stessi.

«SONO LE AUTO il problema - spiega Silvio Caneschi dell’Antico caffè del Novecento – di qui si passa per fare prima a raggiungere la città alta soprattutto quando ci sono gli eventi, e la domenica la gente preferisce il Corso dove ci sono i negozi aperti. Qui siamo a conduzione familiare, almeno un giorno alla settimana chiudiamo, di là con i franchising no e la concorrenza è spietata. Dove c’è l’area pedonale è tutto diverso». Un pensiero comune agli altri esercenti.

Ma intanto via Madonna del Prato «alta» si rinnova. Locali finora sfitti hanno riaperto o stanno per riaprire. Arrivano la Porcellana Bianca e un negozio di tatuaggi, il ristorante cinese ha lasciato il posto alla braceria del Vicolo, la birreria Hoppy Lab è già un punto di ritrovo, il Caffè Novecento è riuscito a strappare posto per tavolini e sedute come i Peccati di gola, e i burger qui si chiamano Alò. Nuovi arrivi ma anche postazioni «storiche» che gli aretini chiamano per nome, Baquè, Dini, Ottonelli, Berizzi, l’erboristeria, i negozi di abbigliamento, il calzolaio, fino alla Taverna del Portico che il suo spazio l’ha conquistato sotto i Portici. C’è tutto, proprio come un piccolo Corso.

di SILVIA BARDI