
di Claudio Roselli
L’ultimo gravissimo episodio ha indotto i carabinieri di Sansepolcro a optare senza mezzi termini per la carcerazione. È stato così arrestato e condotto nel penitenziario fiorentino di Sollicciano il 46enne biturgense Enrico Guidi, l’uomo che nel primo pomeriggio di domenica 7 marzo scorso ha accoltellato alla gola il padre per poi tentare – forse perché preso dal rimorso – un suicidio che proprio il genitore ferito gli ha scongiurato all’ultimo istante. L’accusa nei suoi confronti è quella di tentato omicidio, per cui è scattata una misura più restrittiva rispetto a quella dei domiciliari, che il Guidi stava scontando a seguito di un’altra delicata circostanza.
A fine maggio del 2019, infatti aveva imbracciato il fucile, facendo fuoco contro due amici scambiati per carabinieri in borghese: altrettanti erano stati i colpi che aveva esploso, uno dei quali ad altezza d’uomo, dopodichè si era asserragliato dentro casa (lui e la famiglia vivono alla Basilica, frazione di Sansepolcro lungo la via comunale per la frazione Montagna e il corso del torrente Afra) e, in preda ai fumi dell’alcol, aveva minacciato di voler compiere una strage. L’arresto gli era stato poi tramutato nella possibilità di scontare la pena nella sua abitazione, dove però l’accaduto di circa un paio di settimane fa è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e tale da richiedere l’intervento sul posto delle ambulanze. Al termine di un litigio avvenuto nelle ore precedenti, il 46enne aveva preso un coltello e colpito ripetutamente il padre, sfigurandolo al volto e sferrandogli un serio taglio alla gola che gli aveva procurato una ferita potenzialmente mortale. A quel punto, un ripensamento sul gesto compiuto potrebbe averlo indotto a farla finita; era salito al piano superiore dell’appartamento e si era legato al collo uno spago, per poi lasciarsi cadere. Il padre, vedendo il corpo del figlio penzolare, era corso al pian per tagliare lo spago.
Trasportato con il Pegaso a Firenze, a causa di un politrauma cranico, il figlio era stato deferito all’autorità giudiziaria per lesioni aggravate dall’uso delle armi e maltrattamenti in famiglia. Stanti tuttavia i gravi pregiudizi, i carabinieri hanno richiesto all’autorità giudiziaria di valutare l’applicazione di un inasprimento della misura restrittiva. La prima sezione penale della Corte d’appello di Firenze ha quindi concordato con la proposta avanzata, disponendo nei riguardi del soggetto l’immediata detenzione. Dopo essere stato prelevato e portato in caserma per gli atti di rito, Il Guidi è stato associato alla nota struttura penitenziaria di Firenze.