Foto d'epoca: domani con il giornale gratis la quinta uscita

E' il 1915: la partenza dei volontari per la Grande Guerra, sull'orlo di un dirupo che nessuno ancora riesce a vedere. La terza foto: il dirigibile e la Belle Epoque; La fine del secolo in città; La seconda foto: il campo dell'esercito; La terza carrellata di immagini; La seconda serie: da Garibaldi al boom; La prima serie di immagini

La partenza dei volontari

La partenza dei volontari

Arezzo, 11 maggio 2016 - I cappelli, io sorrisi, il clima quasi rarefatto di chi sembra avvicinarsi ad una grande impresa. E invece è la Grande Guerra, il dirupo nel quale il mondo sta rischiando di scivolare E' il 1915, la partenza dei volontari. La quinta foto della nostra collezione di foto d'epoca, un altro tassello di un puzzle da ricomporre: domani gratis con il nostro giornale. Tutto nella foto domani in omaggio con il giornale, dopo la splendida immagine uscita ieri sulle operaie al Pelificio di Montevarchi.

Osservatele bene le operaie che all’inizio del ’900 stanno col capo coperto da un fazzoletto e le ciabatte ai piedi a lavorare pelli di coniglio. E’ un’immagine, quella in regalo oggi con La Nazione, da albori dell’industrializzazione: fatica dura e paga modesta, come accadeva un tempo per la manodopera più discriminata, tra la quale rientravano indubbiamente anche le donne.

Ore e ore nel pelificio di Montevarchi da cui è tratta questa foto per ricavare la materia prima del feltro, che a sua volta era il panno con il quale si realizzavano i cappelli da uomo. E i cappellifici, appunto, erano la specializzazione produttiva della città valdarnese più importante per abitanti. Una tradizione, quella dei copricapo maschili, che a Montevarchi ha resistito fino a tempi recenti, con marchi che se non hanno raggiunto la fama del Borsalino erano comunque conosciuti in tutta Italia.

Uno è quello che si vede nella foto 1 della nostra pagina: La Familiare, l’azienda più importante del territorio. Industria leggera, la cui eredità si è trasferita in parte nell’attuale distretto della moda (ma gli ultimi cappellifici sono scomparsi negli anni ’80) e che si contrapponeva a quella pesante dell’altro polo produttivo del Valdarno: San Giovanni-Cavriglia.

La prima immagine della quarta serie

Lì appunto dominavano ferro e lignite, anzi la Ferriera (nella foto 2 la vediamo in un’immagine del 1918, in piena Grande Guerra) era nata poco dopo l’Unità proprio per sfruttare l’energia a basso costo (ma anche a basso valore calorico) delle miniere. Gli inizi furono stentati, ma anche grazie all’impegno di un grande direttore generale, Vilfredo Pareto, che sarà poi un gigante dell’economia e della sociologia, ben presto sorgerà un trust potentissimo che ben prima dell’età giolittiana darà al Valdarno la sua vocazione di zona industrialmente precoce.

La seconda foto della quarta serie

Nella foto 3 la centrale di Castelnuovo, che dal 1906 utilizza la lignite per produrre energia elettrica.

La terza foto della quarta serie

Al tempo le miniere (foto 4) sono ancora a cielo aperto, con sbancamento di intere colline,

La foto 4 della quarta serie

come si vede nella foto 5 (la vecchia Castelnuovo, ora abbandonata, le cui basi vengono quasi sminuzzate dagli scavi). Si passerà poi allo sfruttamento in galleria.

La foto 5 della quarta serie

Ma la vallata è una realtà multiforme in cui c’è anche un terzo polo più legato alle campagne, Terranuova di cui nella foto 6 è fissato uno scorcio ai primi del ’900. Ben presto una tramvia unirà i tre centri principali.

La sesta foto della quarta serie

E’ ancora importante pure l’agricoltura, coi grandi agrari che vivono nelle loro ville (la foto 7 è di Piandiscò). Ne è un esempio Edoardo Frisoni, il moderato che per due volte contenderà ad Arturo Luzzatto il seggio di deputato di Montevarchi.

La foto 7 della quarta serie