
Fimer, si riapre l’incubo. Il pm chiede l’insolvenza. Angoscia dietro i cancelli
Avevano riassaggiato il presente perduto, restano appesi a una sveglia puntata in avanti. Forse a domani, probabile giorno della sentenza del tribunale fallimentare di Milano. Forse ancora oltre. Il carico di speranze del popolo della Fimer, circa 300 dipendenti da mesi in mezzo al guado, è tornato alla deriva. Non solo perchè il piano di salvataggio dell’azienda è stato bocciato. Quello che emerge è ancora peggio, perchè la procura ha chiesto ai giudici di dichiarare lo stato di insolvenza. Una soluzione che nei mesi del grande duello con la famiglia e con il vecchio Cda era stata perfino auspicata come la soluzione migliore. Ma che in questo caso diventa una doccia fredda.
Se il tribunale dovesse effettivamente accettare la richiesta del Pm Nicola Rossato, le macchine sarebbero bruscamente rimandate indietro. Macchine ancora non a regime. È vero, Greybull aveva mantenuto meticolosamente il suo impegno, quello di immettere 5 milioni di liquidità. Ma la ripresa era ancora acerba, produzione a singhiozzo, ordinativi non ripartiti come un tempo, turni del reparto produttivo ancora diradati. Lo stato di insolvenza porterebbe ad un’amministrazione straordinaria. Che non taglierebbe le gambe ai partner faticosamente conquistati, che anzi potrebbero farsi avanti in pieno. Ma in quali tempi? E con quali conseguenze sulla ripresa della fabbrica e sulla fiducia dei clienti? E con quali margini di risalita per chi, in particolare tutto il fronte dell’indotto, è allo ormai stremo?
Domande che dietro i cancelli della fabbrica passano di bocca in bocca, ricreando il clima di incertezza che gli operai speravano di essersi lasciati alle spalle. I vertici di GreybullMcLaren si sono richiusi nel silenzio, dietro la finestra dei periodi peggiori. "È stato un fulmine a ciel sereno, nessuno se lo aspettava" confessa una delle operaie". E sospira: "Non pensavamo certo di essere fuori dalla crisi ma almeno di esserci avviati sulla strada giusta. Ora invece…".
Un "noi speravamo" amaro e davanti al quale si incrociano più strade. Quella dell’amministrazione straordinaria è solo una. C’è anche la possibilità che i giudici dicano sì alla richiesta di un mese di rinvio, per mettere a punto un piano di salvataggio che in fondo non era stato elaborato dai nuovi protagonisti dell’avventura in Fimer. E non si può neanche escludere che il tribunale respinga la richiesta del Pm e invece imbocchi la linea opposta, accettando la proposta di concordato pur con distinguo e ritocchi vincolanti da apportare. Ma è un’ipotesi che dietro i cancelli di Terranuova pochi prendono in considerazione. Molti hanno dato fondo alle riserve di speranza e sono stufi di restare appesi a una sveglia.
Lucia Bigozzi