
Fimer, altri due mesi per il concordato L’ok dei giudici gela i dipendenti Protesta a Milano e vertice col Cda
di Lucia Bigozzi
Alberto Pierini
E’ un po’ come se il tribunale li avesse aspettati a Milano: con una di quelle decisioni che sugli operai della Fimer ha avuto lo stesso effetto di un secchio d’acqua gelata o di un gavettone che non fa ridere. I giudici hanno accettato la richiesta di 60 giorni fatta dal consiglio di amministrazione dell’azienda per la presentazione di un concordato preventivo. Un atto, alla fine, praticamente dovuto e che è nella prassi di queste procedure. Ma che apre sotto l’immediato futuro un baratro di due mesi. E nel pullman che ieri li ha riportati indietro dalla manifestazione di protesta nel grande nord gli effetti si tagliavano con il coltello.
"Ma abbiamo due mesi davanti a noi?": Ilaria Paoletti, che guida per la Cisl la vertenza, fa una sintesi con concretezza tutta femminile. "L’atto è legittimo, ci mancherebbe: ma qui siamo in una situazione gravissima". E che ogni giorno porta con sè i suoi colpi di scena. Ieri il dispositivo che spalanca due mesi di incertezza, scoperto a Vimercate, all’uscita dal pullman. Per oggi alle 14 la convocazione del Cda. "Ci chiederanno – immagina Ilaria – di tornare al lavoro. Ma in che condizioni? Venendo pagati o facendolo gratis? E per quanti giorni considerando le materie prime?". I punti interrogativi si inseguono trafelati sui 350 chilometri da Terranuova a Milano. Percorsi di mattina con un altro spirito.
Meta immediata la piazza di Vimercate, dal sapore antico: brandendo un cartellone con le foto di Ambrogio e Filippo Carzaniga, la famiglia proprietaria, e gli striscioni sindacali. Ad aspettarli pochi operai della fabbrica gemella di Vimercate e i rappresentanti sindacali. La distribuzione dei volantini, la sfilata in centro, la sintesi al megafono, brandito soprattutto da Alessandro Tracchi della Cgil.
Quindi il trasferimento a Milano: davanti alla Regione. Che non è più al Pirellone, come avevano erroneamente indicato ieri, ma tra i grattacieli modernissimi di Palazzo Lombardia. Ricevuti dall’unità di crisi per le vertenze aziendali e dall’assessore della provincia di Monza-Brianza, dove la seconda Fimer ha sede.
Impegni, promesse, garanzie: ma in quel momento la testa di tutti era a quel decreto del tribunale, che tra l’altro nomina altri due commissari E a quei sessanta giorni di ulteriore attesa.
"I fornitori non consegneranno più se non pagati, i clienti stanno sospendendo gli ordini, la liquidità è agli sgoccioli". I giudici di Arezzo, prima del passaggio di competenze, avevano piazzato le colonne d’ercole al 15 luglio. E alla fine ci siamo. Anche se dal Cda, alla vigilia dell’ennesimo incontro da remoto, qualche assicurazione arriva: in primis il pagamento dello stipendio di giugno.
Ossigeno per chi da un mese è sotto occupazione, forse la spinta a motivare chi preme per tornare al lavoro. Ma è più complicato immaginare fino a quando gli stipendi potranno essere pagati. Mentre il break rischia di allontanare la Greybull McLaren, che continua ad essere vista dai dipendenti come unica prospettiva reale. Un’assemblea era convocata davanti ai cancelli per le 20 di ieri sera, è slittata a stasera. Quando saranno chiare le richieste del Cda. E qualche ora di sonno avrà provato a restituire la fiducia perduta.