Ex Lanificio, gli operai sono pronti a occupare

Approvata all’unanimità la mobilitazione. Fastoni e Malossi: "Di qui non ci muoviamo. Trenta chilometri di pezze da fare entro dieci giorni"

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di Lucia Bigozzi

"Siamo in fabbrica dalle 5 per non perdere le consegne: 150 pezze di panno del casentino già arrivate a destinazione". Andrea Fastoni esce dall’assemblea con il volto tirato dalla stanchezza ma fiero della "decisione presa all’unanimità: siamo tutti compatti. Io sono nato in fabbrica, mia madre era una dei soci dello stabilimento e non mi muovo da qui".

Se la lettera sull’avvio della procedura per i licenziamenti collettivi non finirà nel cestino dei rifiuti, se "non avremo risposte concrete, siamo pronti a occupare la fabbrica, a difendere il lavoro e la storia di un prodotto unico al mondo", rilancia Roberto Malossi, amminitrastore della Manifattura del Casentino che per i curatori dello stabilimento di Soci, "dovrà cessare l’attività il 30 settembre". Lui è il "primo operaio di un’azienda che ha ordini al punto da ridurre le ferie a dieci giorni, rispetto alle quattro settimane dell’anno scorso", racconta. Anche lui, ieri, ha alzato la mano insieme ai dicissette colleghi per approvare il piano discusso con la Cgil che porta avanti la vertenza nella sua rappresentanza di categoria e nel livello confederale. Con i lavoratori, tra pezze di panno stese e macchinari in movimento "perchè dobbiamo far fronte agli ordini e alle scadenze del 12 agosto", si sono confrontati Alessandro Tracchi, leader provinciale del sindacato e Alessandro Mugnai che guida il settore tessile-moda. Alla vigilia di ferragosto, dalla fabbrica di Soci dovranno uscire "trenta chilometri di panno, ovvero 600 pezze. Il 22 saremo qui per ripartire con la produzione che ha un fatturato in crescita", rimarca Malossi che tira giù le cifre. "Al 31 luglio abbiamo fatturato il 30 per cento in più di tutto il 2021. L’anno scorso, nonostante la pandemia, abbiamo avuto un fatturato di 780mila euro, ora alla fine di luglio abbiamo raggiunto il milione di euro e le prospettive per la fine dell’anno sono in costante crescita. E’ pazzesco pensare di far chiudere un’azienda piena di commesse, solo per una questione immobiliare", protesta Malossi.

È il nodo, assai intricato attorno al quale ruota l’intera vicenda che si trascina dietro gli effetti di una serie di fallimenti, chiusure e riaperture che hanno accompagnato la "vita" del panno del Casentino negli ultimi dieci anni. Oggi sindacati e lavoratori incontrano il consulente legale della curatela "al quale chiederemo di desistere dalla procedura di mobilità. Nell’assemblea è stato deciso all’unanimità di utilizzare lo strumento dell’occupazione per continuare la produzione", spiega Mugnai.

Una regia industriale che coinvolga istituzioni e politica è ciò che la Cgil sollecita per evitare che crisi "anomale" come quella a Soci o della Fimer in Valdarno "ricadano sui lavoratori e sull’ecnomia di interi territori", argomenta Tracchi per il quale "la vertenza sul panno del Casentino diventa confederale per le sue specificità: posti di lavoro e aspetto storico-culturale di unprodotto unico". In fabbrica ci si prepara già a "lavorare e vivere qui dentro, per tutto il tempo che servirà".