È come arrivare a un traguardo e da lì ripartire. A venti anni dalla morte di Emanuele Petri, freddato su un treno dalle nuove Br, la moglie Alma non si è mai fermata. Un cammino coraggioso e tenace, per custodire e tramandare la memoria di un servitore dello Stato, ucciso con la divisa indosso nel giorno in cui aveva chiesto il cambio di turno per assistere un carabiniere, rimasto paralizzato dopo un inseguimento: un incidente, poi la vita che cambia. Nel suo ultimo anno di vita, Emanuele non lo ha mai lasciato solo e quel 2 marzo 2003 sul treno Roma-Firenze, Petri non doveva esserci. C’è anche la storia di una grande amicizia tra un poliziotto e un carabiniere nel libro "Un poliziotto di nome Lele", voluto dalla Polizia nel ventennale dalla morte di Petri. "Un’emozione grandissima parlare qui di Emanuele. è il coronamento di un percorso e lui, oggi è qui", commenta Alma durante la presentazione del volume al Salone del libro di Torino, nello stand della Polizia. C’è il racconto del poliziotto e dell’uomo, ma c’è pure l’analisi sul terrorismo e su cosa accadde a bordo del treno dove viaggiavano i brigatisti Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi che aprirono il fuoco su Petri (Galesi rimase a sua volta ucciso), affidata a Giovanni Bianconi, giornalista tra i più autorevoli esperti di Br. Le pagine conservano i ricordi di un collega, allora giovanissimo e di colpo incaricato di organizzare i funerali di Stato del poliziotto ucciso dai terroristi.
"Lo conoscevo bene. È una grande soddisfazione parlare di un collega, ma sopratutto di un amico. A distanza di venti anni provo le stesse emozioni" dice Ugo Bonelli (a destra nella foto), ispettore in servizio alla questura di Arezzo, come Angelo, figlio di Petri, che oggi ha 39 anni. "Abbiamo puntato molto sul concetto della memoria, è importante per la Polizia di Stato proseguire nell’impegno a difesa della libertà e della democrazia", aggiunge Bonelli. Presenti, tra gli altri, l’ex capo della Polzia Lamberto Giannini e il questore di Torino Vincenzo Ciarambino che ha chiesto ad Alma una dedica per onorare la memoria di Petri e rendere omaggio a una donna che in venti anni ha girato le scuole d’Italia per parlare ai ragazzi di legalità. "Mio marito era buono, altruista, generoso. Ha voluto sempre fare il poliziotto come era suo padre. Ci siamo conosciuti da bambini e sposati 47 anni fa". Un parte del volume è dedicata alla loro storia. Alma ha seguito "tutte le udienze del processo e incontrato da lontano Nadia Desdemona Lioce. Avrei voluto domandare perché, ma ho pensato che non meritano la mia domanda".
Oggi "la mancanza di Emanuele si sente sempre più". I proventi del libro saranno devoluti alla Fondazione Marco Valerio per i figli dei poliziotti con gravi patologie. Petri sarebbe stato in prima linea.
Lucia Bigozzi