
La professoressa di Storia e Filosofia del liceo Redi, Maria Antonietta Falco
AREZZO
Alla penultima lezione della scuola di educazione civica, organizzato dall’Associazione Tra Tevere e Arno presieduta da Stefano Tenti, si parla di lavoro. Lo farà stamani la professoressa di Storia e Filosofia del liceo Redi, Maria Antonietta Falco, agli studenti del tecnico di Bibbiena.
Professoressa, perché ha deciso di affrontare il tema del lavoro come educazione civica? "Perché credo che il lavoro sia al centro della nostra convivenza civile. Lo dice anche la Costituzione italiana, che nell’articolo 1 afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. I padri costituenti hanno voluto sottolineare un cambio di paradigma: non più una società fondata sui privilegi di classe, ma sul contributo di ogni cittadino attraverso il lavoro".
Una visione che va oltre il testo giuridico, giusto?
"Esatto. Mi interessa che i ragazzi capiscano il lavoro anche come prerogativa umana. È vero che apparteniamo al regno animale, ma solo l’uomo è capace di immaginare, progettare, creare opere e idee che lo sopravvivono. In questo senso, il lavoro creativo ci rende immortali: attraverso quello che facciamo lasciamo una traccia di noi nel mondo".
Ma non tutti i lavori sono fonte di realizzazione personale… "È vero. Ne parlavano già grandi pensatori come Marx: c’è un lavoro che ti fa crescere e un lavoro che ti aliena, che ti toglie identità. Purtroppo, oggi esiste ancora tanto lavoro alienante, spesso legato a condizioni di sfruttamento o insicurezza. Pensiamo alle morti bianche, più di 200 solo quest’anno. Il lavoro deve essere sempre tutelato, perché non è accettabile morire lavorando".
A proposito di attualità: come legge il referendum sul lavoro di cui si discute?
"Lo considero un segnale importante: la democrazia diretta ci chiama a esprimerci su temi che toccano la nostra vita quotidiana. È l’esercizio di una cittadinanza attiva, un diritto e un dovere. La riflessione sul lavoro non si esaurisce nella legge, ma deve essere continua, anche da parte dei più giovani".
Come stanno cambiando le prospettive per i ragazzi di oggi?
"Il mondo del lavoro sta evolvendo. Nascono nuove imprese, spesso guidate da giovani preparati che ereditano aziende familiari e le trasformano con una visione attenta alla responsabilità sociale d’impresa. Si parla delle tre P dell’economia: profitto, persone, pianeta. È un modo nuovo di pensare il lavoro, legato alla sostenibilità e all’innovazione".
Anche l’educazione civica si muove su questi temi?
"Certo. Una delle macroaree dell’educazione civica è lo sviluppo sostenibile. E poi ci sono le otto competenze chiave europee, che invitano i ragazzi a diventare cittadini consapevoli, capaci di contribuire al benessere collettivo. Il lavoro non è solo un modo per vivere, ma per realizzarsi come persone e per costruire una società migliore". Gaia Papi