REDAZIONE AREZZO

E’ diventata un simbolo la statua che sfida il Covid e "nasce" in 3D

La scultura raffigurante il ‘Cristo legato alla colonna’ completata nonostante il lockdown ed esposta nella chiesa della Buona Morte

Il Covid ha provato a metterci lo zampino ma non ce l’ha fatta. A Castiglion Fiorentino la storia di una statua diventa paradigma di un anno alle prese col virus ma anche simbolo di resilienza. La scultura raffigurante il ‘Cristo legato alla colonna’ è stata completata nonostante il lockdown e in questi giorni esposta nella chiesa della Buona Morte. A febbraio 2020 la Confraternita della Misericordia con il governatore Paola Salvadori e il sindaco Mario Agnelli sancirono l’avvio dei lavori per riprodurre l’opera scolpita su legno policromo nel 1616 da Niccolò di Smeraldo Salvi. "Realizzare una copia era una necessità per proteggere la statua originale che non poteva più essere portata nelle Processioni pasquali", spiega Salvadori che attorno al progetto ha mobilitato molte persone e due scultori castiglionesi: Enzo Scatragli e Claudia Chianucci.

La storia di quest’opera è particolare anche per le modalità di esecuzione che hanno dimostrato una sintesi perfetta tra nuove tecnologie e arte antica. E’ dentro questo schema che si sono mosse le mani e la visione artistica di Scatragli (autore della scultura dedicata alle vittime del Covid installata all’ingresso dell’ospedale di Arezzo) e Claudia Chianucci, artista con una lunga esperienza maturata in Italia e all’estero, docente di scultura al liceo artistico di Porta Romana a Firenze.

"In questo progetto la tecnologia ha svolto un ruolo importante che la visione di Scatragli e la competenza di Chianucci hanno armonizzato, al punto che tanti castiglionesi mi dicono: ma la copia dove sta?", commenta Salvadori che aggiunge: "Quando il sindaco Agnelli ha chiesto alle Compagnie di esporre le statue che vengono portate nelle Processioni, abbiamo subito aderito presentando l’opera completata".

Un lavoro certosino che "si poteva fare solo con una nuova scultura in legno, senza calchi di gomma o siliconi sull’originale per evitare di danneggiarla", spiega Scatragli che insieme a Chianucci ha riletto ogni dettaglio con uno studio preliminare meticoloso: "Le nuove tecnologie rappresentano gli strumenti di lavoro contemporanei, esattamente come era lo scalpello per Michelangelo, sempre alla ricerca di innovazioni più performanti. Si è trattato di un lavoro corale, fatto di molte professionalità: dalla scansione in 3D, allo studio computerizzato della morfologia della struttura del corpo e la sua traduzione su legno. E’ stato usato uno scanner mobile e io ho rimodellato la scansione laser in 3D, poi trasformata in sbozzo da un’azienda artigiana con una fresa a controllo numerico che ha eseguito la lavorazione con un robot a braccio antropomorfo".

Nella chiesa della Buona Morte, Enzo e Claudia si sono poi dedicati agli interventi di rifinitura, la fase più delicata. Il risultato sta nelle parole di Scatragli: "La bellezza è qualsiasi cosa capace di scuotere l’anima".

L.B.