"Due ore fermi nella campagna". Giulia e il viaggio della speranza

Il racconto della studentessa che doveva raggiungere Ferrara da Arezzo viaggiando su un intercity "Dopo due ore fermi a causa di un guasto siamo tornati indietro". Rabbia e frustrazione tra i pendolari.

"Due ore fermi nella campagna". Giulia e il viaggio della speranza

"Due ore fermi nella campagna". Giulia e il viaggio della speranza

"Il treno si è fermato un’altra volta, molto bene". Ci dice così sarcastica Giulia Nucci, aretina, studentessa dell’università degli studi di Ferrara che ieri mattina si è ritrovata nel bel mezzo di un’Odissea nelle ferrovie del Belpaese sull’Intercity che porta da Arezzo fino a Milano. Succede spesso, si sa, ma quando si vive in prima persona è difficile mantenere il "self control" come dicono gli inglesi. La fortuna di Giulia è che non doveva andare a fare un esame (come invece tanti altri ragazzi e ragazze in quel treno) ma semplicemente "dovevo tornare a Ferrara dove vivo e studio da un anno". La solita routine del fuorisede per capirsi. "E’ sempre un enorme disagio, avrei lezione alle 14.30 ma non riuscirò ad andarci: ecco ho perso una giornata. Arriverò chissà quando considerato che devo fare il cambio a Bologna".

La storia è quella che vi abbiamo raccontato prima: il treno arriva in orario ad Arezzo e poi però dopo 10 minuti si ferma. "Nessuno ci ha spiegato perché, si parlava di un problema tecnico ma non c’erano guasti nella linea ferroviaria". Fatto sta che Giulia, con i tanti aretini che erano in treno, sta ferma un paio d’ore qualche chilometro dopo Arezzo. Dopo il treno si rimette in modo. Ma no, non verso la città meneghina ma in senso opposto, di nuovo verso Arezzo. Sembra una barzelletta ma per chi era in treno è stato un incubo. "Tanti viaggiatori erano molto arrabbiati e quindi per la frustrazione sono scesi dal treno: una roba così non era mai successa", ci racconta Giulia. "Ai ritardi di 50, ma anche 60 minuti, noi siamo abituati purtroppo ma mai c’era stato un episodio simile né come ritardo, ben 155 minuti quando il treno è ripartito, che come dinamica", ci dice. "E’ stata l’apoteosi - prosegue - non tanto per me ma per le persone che avevano da andare a lavorare oppure dovevano andare in qualche città universitaria per fare gli esami".

Quel treno è infatti frequentato da tantissimi studenti universitari che il lunedì mattina magari tornano a casa dopo aver passato il fine settimana nei loro paesi d’origine. Ieri però agli universitari dell’università di Bologna, Ferrara, Parma, Modena e Milano non è bastato il quarto d’ora accademico per recuperare il ritardo di Trenitalia. "Il rimborso? Sono treni costosi e il rimborso solitamente arriva dopo molto tempo".

Luca Amodio