
archeologico
Arezzo, 18 giugno 2021 - Stamattina, 18 giugno, il Museo Archeologico
Cosimo I dei Medici volle a Firenze la grande statua in bronzo subito dopo il suo ritrovamento avvenuto nel 1.553 presso Porta San Lorentino. Per questo il Museo, in collaborazione con il Rotary Club, anche avvalendosi di fondi ministeriali, già da alcuni anni ha riservato al celebre reperto un'intera sezione, con una proiezione olografica dell'originale e una statua in gesso dei primi del Novecento, che si completa con questa nuova copia materica realizzata impiegando moderne tecnologie e materiali.
"La storia della collaborazione fra il Rotary Club e la Direzione regionale Musei della Toscana
Con la consulenza dello scultore Andrea Roggi sono stati preparati i vari elementi costituitivi dell'opera, mentre Massimo Gallorini, nei laboratori della Fondazione Arte&Co.Scienza, ha composto questa “Chimera tattile” che arricchisce da oggi la sezione museale dedicata ad uno dei reperti cittadini più noti e identitari.
"Dopo la Chimera olografica, sempre grazie al Rotary Club Arezzo, il Museo Archeologico Nazionale compie quindi un ulteriore passo verso il miglioramento dell'esperienza museale e dell'accessibilità, allineandosi agli standard richiesti dal Ministero della Cultura per l'accreditamento nel Sistema Museale Nazionale. Finalmente le forme straordinarie di questa composita creatura del mito greco, ferita dall'eroe Bellerofonte e tutta contratta e sofferente, potranno essere toccate, apprezzate e conosciute da tutti, ciechi, ipovedenti e visitatori curiosi di ogni età", dichiara Maria Gatto, direttore del Museo.
La Chimera tattile è inoltre accompagnata dalla prima didascalia in braille del Museo, che affianca lo stesso testo in lingua italiana e inglese.
Massimo Gallorini, socio rotariano, tiene infine a precisare il grande valore anche dal punto di vista della tutela dell’ambiente dei materiali usati per realizzare la Chimera: “Il PLA con il quale è stampata la Chimera. Il PLA è ottenuto dalla polimerizzazione del lattico polilattico che è un derivato del destrosio, uno zucchero estratto dal mais. Per questo motivo il filamento di PLA è biodegradabile. Sempre per motivi ecologici e di lavorazioni fatte con gli studenti, per un prodotto destinato ad essere toccato, altre al materiale di stampa naturale è stata usata una finitura con vernice all'acqua”.