Da Excalibur a Durlindana, la storia delle spade leggendarie

Esperti discutono del mito della spada e del ritrovamento di un reperto di oltre 3mila anni fa a Terontola. L'incontro organizzato dall'Amministrazione comunale è aperto a tutta la cittadinanza. Simboli e riti del territorio offrono uno spaccato suggestivo.

Terontola al centro della storia e del mito della spada e in particolare sulla spada a codolo, un reperto di oltre 3mila anni fa, ritrovato nella frazione cortonese alla fine del 1800. L’appuntamento è per oggi 27 dicembre alle 17 alla Casa di Paese di Terontola, in via dei Combattenti. Interverranno Giorgio Giorni, Paolo Giulierini e Stefano Rossi, l’iniziativa è organizzata dall’Amministrazione comunale ed è aperta a tutta la cittadinanza. Fin dall’antichità più remota l’uomo ha riversato nella spada una fitta rete di significati che vanno ben oltre l’oggetto in sé. Attorno ad essa si sono sviluppati miti e valori che hanno portato a vere è proprie filosofie. Per un paio di millenni, nobili e cavalieri la portarono con orgoglio considerando la loro spada il prolungamento della parte migliore di sé stessi, un’entità dotata di anima, al punto che alle spade più famose veniva persino dato un nome, sempre femminile (Excalibur, la seconda spada di Artù; Balmung; Brimir la spada di Odino; Nagelring; Durlindana la spada di Orlando a Roncisvalle; Altochiara; Ridhill, Nothung, La Spada di Sigfrido) che che ne richiama immediatamente la valenza magico-simbolica. "Cercare le radici della nostra storia anche in territori limitrofi a Cortona ci aiuta a comprendere meglio le nostre origini e da quanto lontano veniamo - dichiara l’assessore alla Cultura Francesco Attesti - ringrazio gli esperti che interverranno a questo incontro, grazie a loro torneremo a parlare di quello che è un reperto unico. A Terontola venne infatti per la prima volta ritrovata una spada con l’impugnatura a codolo". Il mito della spada nella storia attraversa Oriente e Occidente. Il ritrovamento nel 1896 della spada a codolo di Terontola, ascrivibile all’età del Bronzo recente (1100 a.C. circa), attualmente conservata al Museo Archeologico Nazionale di Arezzo e in copia al Maec di Cortona, rientra tra quei casi di sepoltura rituale nelle acque tipica di questo periodo e offre uno spaccato suggestivo di simboli e riti del territorio.