CASTELFRANCO
Cronaca

Cotto Pratigliolmi, quinto tentativo di vendita

A febbraio nuova asta per l’azienda di Faella. Il prezzo base supera di poco i 3 milioni e 200mila euro. La vicenda del sito produttivo

di Maria Rosa Di Termine

Nuova asta all’orizzonte per la Cotto Pratigliolmi di Faella, nel comune di Castelfranco Piandiscò. La vendita all’incanto della fabbrica con annessa cava per la produzione del manufatto toscano celebre in tutto il mondo è in programma il 4 febbraio e il termine ultimo per presentare le offerte è calendarizzato al primo giorno del prossimo mese. Si tratta del quinto tentativo per arrivare alla cessione del ramo d’azienda della "Società Agricola Industriale della Faella Spa" messa in liquidazione all’indomani del fallimento del 2019 e il complesso comprende lo stabilimento vero e proprio, la cava di argilla, uffici e abitazione insieme a linee produttive, macchinari e attrezzature. Il prezzo base supera di poco i 3 milioni e 200 mila euro e il ribasso applicato rispetto alla stima fissata in origine è pari al 60 per cento. La vicenda riguarda un sito produttivo storico per il territorio valdarnese – la fondazione risale al 1961 – e che al momento della chiusura occupava 55 dipendenti, età media intorno ai 50 anni, molti di loro con famiglie da mantenere e un solo stipendio come risorsa.

Le maestranze furono licenziate al culmine di una lunga parabola discendente iniziata nel 2010 con la crisi del mercato dell’edilizia e proseguita nel 2018 con la messa in liquidazione della società, fino al sequestro dell’impresa per Iva non versata all’erario e al definitivo fallimento. Provvedimenti che avevano congelato la manifestazione di interesse di un imprenditore intenzionato a subentrare – la Cotto nell’anno precedente allo stop finale dell’attività aveva registrato un fatturato di circa 4 milioni di euro – e di conseguenza la possibilità per i lavoratori di usufruire della cassa integrazione per 12 mesi, aprendo le porte alla Naspi.

"Da quel momento alcuni di loro hanno raggiunto l’età della pensione – ha ricordato il sindaco del Comune unico Enzo Cacioli – ma ancora oggi più di una ventina non riusce a ricollocarsi stabilmente nel mondo del lavoro, pur avendo una professionalità di alto profilo".

Nel luglio scorso anche i dipendenti "superstiti" dell’ex manifattura faellese sono stati inseriti nel percorso regionale per il lavoro nel bacino del Valdarno, studiato per favorire l’incontro tra domanda e offerta, concedendo incentivi e benefici a chi assume. Riferendosi all’asta, l’auspicio del titolare del municipio è che stavolta il prezzo diventato assolutamente vantaggioso possa convincere i potenziali investitori a rilevare una realtà che per decenni, grazie all’alta qualità delle produzioni, ha garantito sicurezza economica e futuro agli addetti e ai loro nuclei familiari. "Nei mesi passati in effetti siamo stati contattati da qualche imprenditore che si diceva interessato a subentrare per reindustrializzare il sito", ha confermato l’amministratore.

E in particolare si era parlato di cordate di imprese valdarnesi e del nord Italia, ma dalle voci non si è passati ai fatti concreti e a remare contro una fumata bianca in grado di risolvere l’impasse ci si è messa pure la pandemia.

"L’amministrazione comunale comunque continua a seguire la vicenda", ha assicurato il primo cittadino che a più riprese ha lanciato appelli all’imprenditoria di vallata spronandola ad attivarsi per non disperdere il patrimonio di conoscenze e competenze di un’industria che per oltre mezzo secolo era riuscita a imporsi sul mercato delle pavimentazioni e dei rivestimenti di pregio.