"Contro l’aumento Tari facciamo la class action"

La presidente della Provincia Silvia Chiassai chiama a raccolta tutti i sindaci. Chiesta la revisione dell’ambito dei rifiiuti. "Stop a un servizio di macroarea"

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di Lucia Bigozzi

Una class action dei Comuni contro l’aumento della Tari e per la revisione dell’ambito territoriale dei rifiuti. E’ la mobilitazione alla quale Silvia Chiassai Martini chiama i sindaci aretini con una richiesta formale pronta a partire. Lo fa nel doppio ruolo di presidente della Provincia di Arezzo e sindaco di Montevarchi, puntando il dito contro "il metodo di calcolo tariffario Arera stabilito a livello nazionale e operativo proprio nell’anno più difficile per gli effetti del Covid sull’economia e i bilanci di famiglie e imprese".

Vista dall’osservatorio di chi fa il sindaco, la questione appare paradossale: in una fase complicata, con le categorie produttive che chiedono di cancellare, rinviare, sospendere il pagamento delle imposte locali, Tari compresa, chi governa un territorio si vede calare dall’alto un nuovo metodo tariffario che rischia di rendere le bollette più "pesanti".

I sindaci "sono chiamati solo alla presa d’atto di decisioni assunte da altri, non rispettando gli sforzi fatti da cittadini e comuni virtuosi che con grande impegno hanno incrementato la raccolta differenziata" è il ragionamento di Chiassai Martini che considera la situazione "inaccettabile" perchè "non si può chiedere ai cittadini di incrementare la differenziata puntando su tariffe più light e poi trovarsi di fronte lo scenario opposto".

Il j’accuse si appunta non solo sul metodo di calcolo tariffario ma anche sul sistema Ato: "Si deve tornare a un livello provinciale sia per il servizio dei rifiuti che per la sanità. Finalmente, dopo 5 anni di battaglie gli esponenti che avevano sempre votato contro, pare abbiano cambiato idea; meglio tardi che mai", tuona Chiassai Martini che condivide la protesta del sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli, determinato a chiedere la revisione del contratto di servizio con il gestore e il ritorno a realtà d’ambito provinciali. Un passo indietro rispetto allo schema attuale e tuttavia "necessario perché i Comuni possono avere un ruolo attivo nella verifica e monitoraggio della qualità del servizio e sulla determinazione dei costi", spiega la presidente della Provincia.

"Il nuovo calcolo tariffario è l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Assistiamo ad azioni incomprensibili nel momento in cui la Regione, già dal 2014, ha dato ai Comuni direttive precise per non ampliare le discariche o farne di nuove, invitando i sindaci a trovare soluzioni alternative per garantire l’autosufficienza. Da parte sua, il gestore ha impugnato al Tar il potenziamento di San Zeno andando contro l’autorizzazione della Regione e dei sindaci dell’Ato, tentando di impedire l’autosufficienza provinciale e penalizzando 104 municipi che all’atto di indirizzo del Comune di Montevarchi nel 2019 hanno deciso lo stop al conferimento di Firenze e la chiusura di podere Rota dopo 30 anni".

Maldipancia anche dal sindaco di Capolona Mario Francesconi e dal presidente del consiglio comunale di Cortona Nicola Carini. Quest’ultimo insieme al consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gabriele Veneri, ritiene "necessario fare sistema tra le amministrazioni comunali, magari coordinate dalla Provincia, per arrivare ad Ato provinciali e ‘riportare a casa’ la gestione dei rifiuti. Possiamo pensare a una gestione condivisa. Lo strumento operativo c’è già e si chiama Aisa, ente a partecipazione pubblica, del quale potrebbero far parte tutti i Comuni della provincia e insieme assicurare la propria autosufficienza nella raccolta".