
I carabinieri sono sulle tracce dei colpevoli (foto di archivio)
Due piste per risalire agli autori del colpo fallito al bancomat delle Poste di Ponte a Poppi: un’auto sospetta avvistata nella notte e l’ipotesi di una banda organizzata, forse la stessa che da settimane mette a segno colpi simili tra Toscana, Emilia e Lombardia. È da qui che ripartono le indagini dei carabinieri, dopo l’assalto andato a vuoto nella notte tra sabato e domenica. Erano circa le 3 quando una banda, probabilmente composta da quattro persone, ha fatto esplodere la cassa automatica dell’ufficio postale, situata al piano terra di un edificio lungo la principale via del paese. Il boato ha svegliato molti residenti. Dentro lo sportello, c’erano circa 50mila euro.
Ma i ladri, forse disturbati, si sono dati alla fuga prima di riuscire a scassinare del tutto il retro del bancomat. A far pensare che qualcosa abbia interrotto il piano è il contesto: quella sera il Casentino era particolarmente vivo per una serie di eventi e manifestazioni. Molti erano ancora per strada e i controlli delle forze dell’ordine erano stati intensificati. Il passaggio continuo, unito ai pattugliamenti nelle vicinanze, potrebbe aver spinto i malviventi ad abbandonare tutto e fuggire.
Durante quella fuga, diversi testimoni hanno notato un’auto sfrecciare a grande velocità nel cuore del paese. Sempre la stessa, dicono. E’ un elemento concreto su cui si stanno concentrando i carabinieri. Le immagini delle telecamere pubbliche e private presenti in zona sono già al vaglio per individuare modello, colore e targa. Ma l’auto è solo uno dei due indizi chiave. L’altro è il modus operandi: esplosione mirata, pochi minuti di azione, fuga rapida. Tutti dettagli che combaciano con altri assalti registrati di recente, da Piacenza a Pistoia. In molti casi i bancomat presi di mira sono all’interno di uffici postali in zone periferiche, poco sorvegliate di notte. Un quadro che porta dritto verso l’ipotesi di una banda itinerante, altamente specializzata e capace di muoversi sul territorio senza lasciare tracce. Professionisti del furto che usano esplosivi a bassa potenza, attrezzature sofisticate e piani d’azione ben collaudati. Il tentato furto di Ponte a Poppi, quindi, potrebbe non essere un episodio isolato ma solo una delle tante tappe di un disegno più ampio.
Gli inquirenti stanno incrociando dati, geolocalizzazioni, referti tecnici e testimonianze per stabilire collegamenti concreti. Anche se al momento non ci sono arresti né identificazioni certe, l’attenzione è massima. La Procura coordina le indagini, mentre i carabinieri della compagnia di Bibbiena lavorano in sinergia con altri comandi e reparti specializzati. L’obiettivo è chiaro: dare un volto alla banda prima che torni a colpire.