Chiesa, la rivoluzione del vescovo. Nuova squadra e incontri in carcere

Migliavacca vara le nomine: Conti vicario, Vantini alla Caritas. Serate a sorpresa, appello ai parroci .

"Ecco la nostra chiesa". Il vescovo Andrea come volentieri si cita ogni tanto nella notte di San Domenico, resta se stesso anche nel giorno più importante. Verbi e forme rigorosamente al plurale, nomine fatte in punta di piedi tenendo centinaia di persone con il fiato sospeso, il gioco di squadra davanti a tutto. Si inventa perfino un convegno itinerante: che parte in preghiera dalla Cattedrale strapiena, sciama in seminario per la cena in piedi e i gruppi di lavoro, confluisce a San Domenico per le conclusioni.

Ma alla fine il vescovo disegna davvero la sua chiesa. Una prima rivoluzione negli incarichi, assegnando alcuni dei ruoli più importanti: in testa il nuovo vicario generale, Alessandro Conti che da "piccolo" era segretario di Bassetti e che ora è parroco a San Marco. Raccoglie l’eredità di don Fabrizio Vantini, che a sua volta afferra il testimone da don Giuliano Francioli, salendo alla guida della Caritas.

Ma intorno alle nomine ecco delinearsi la chiesa che verrà. In sintesi? Al centro la Parola e il cammino spirituale da fare insieme, nello stile del convegno itinerante della notte aretina. Sulla Bibbia forse l’invenzione più audace. Non più solo incontri da remoto, Migliavacca ne fa da anni da una diocesi all’altra, ma anche in presenza e scegliendo sedi anomale. Il carcere, ad esempio, dal quale racconterà il Vangelo ai detenuti e a chi lo ascolterà in streaming.

Non solo: l’ospedale, la mensa dei poveri di San Domenico, il giardino del Vescovado d’estate. Con puntate in Cattedrale, facendone la cattedra della Parola: sullo stile del cardinal Martini, il cui ricordo rimbalza dappertutto. Dalla citazione dei suoi primi passi a Milano all’apertura perentoria ai lontani. "La chiesa va aperta a tutti, compresi i non credenti".

La sua chiesa è questa, in linea con la prima lettera mandata nel giorno della nomina e con l’omelia dell’insediamento di quasi un anno fa. Con i giovani al centro, ai quali ritaglierà una sorta di consiglio pastorale in calzoni corti, dove non indirizzarli ma ascoltarli.

San Domenico è piena: più delle seicento persone annunciate dalla diocesi, ce ne sono almeno ottocento, non c’è un posto libero. È da qui che Andrea annuncia la nuova squadra alla guida della chiesa. "Delegati vescovili ma intorno ai quali dovranno essere realizzati veri gruppi di lavoro". Il vicario generale si carica i suoi nuovi compiti ma rispetto al passato ne ha forse un pò meno. Basta scorrere i convocati. Don Enrico Gilardoni, ex rettore del seminario e attuale parroco a Terranuova guiderà i cammini formativi. A don Adalberto Tarasiuk, parroco a San Giuseppe Artigiano, una delle missioni chiave: la pastorale. Don Vittorio Gepponi seguirà l’economia e l’amministrazione, pur mantenendo ben stretto il ruolo di economo a Stefano Mendicino. Il delegato vescovile per la chiesa nel territorio sarà don Aimé Alimagnidokpo, a confermare il volto multietnico della chiesa aretina. A lavorare sul fronte del ministero e del laicato sarà don Stefano Scarpelli. Forse è la scelta in maggiore controtendenza rispetto a Fontana, che per lasciargli il ruolo in ospedale lo aveva trasferito da San Donato al Bagnoro. E chissà che questo non comporti una staffetta tra i reparti. Una donna avrà il compito di moderatrice di Curia, semplificare e razionalizzarne il lavoro: è suor Annalisa Bini.

Il resto verrà a breve, perchè sono in vista rotazioni in diverse parrocchie. E perché Migliavacca ha confermato un nuovo volto al consiglio pastorale diocesano, a quello presbiteriale e a quello per gli affari economici.

Un vortice in punta di piedi. E con l’invito pressante alle parrocchie a dotarsi di questi strumenti. "Non formali, non per ratificare le scelte del parroco, per decidere insieme". Il Concilio bussa forte alle porte di San Domenico. E il vescovo Andrea sulle spalle di Martini gli apre la strada.