La vallata dove mancano i medici. Chilometri per fare una visita: "È un’emergenza, la Regione ci aiuti"

Il sindaco Vagnoli ha scritto al governatore Giani per solleciatarlo sulla situazione ma nulla è stato risolto

Emergenza medici (Foto di repertorio)

Emergenza medici (Foto di repertorio)

Bibbiena (Arezzo), 18 maggio 2023 – Carenza di pediatri in Casentino, ma anche medici ospedalieri, medici del pronto soccorso e professionisti per attivare l’auto medica in caso di incidenti e infortuni. Questa la situazione che si trovano a vivere gli abitanti del Casentino e molti di loro sono costretti a percorrere chilometri per portare il bambino dal pediatra o per farsi visitare dal medico di famiglia, che tra l’altro cambia di volta in volta. Una vallata che perde di continuo servizi. E per i molti anziani rimasti, è invece fondamentale avere come medico di famiglia, un professionista di fiducia che li conosce da una vita e in grado di dar loro subito la terapia giusta. Cosa più difficile da fare per un medico a incarico che si trattiene solo tre mesi e magari vede i pazienti solo due o tre volte.

Disagi che i sindaci del Casentino non sono più disposti a tollerare. A cominciare da Filippo Vagnoli, primo cittadino di Bibbiena e presidente del Distretto sanitario del Casentino. "Più volte è stata sollecitata la Regione - dice - e ho scritto tante lettere anche come presidente della Conferenza dei sindaci. Perché la carenza di medici riguarda tutti i Comuni del Casentino, nessuno escluso. Medici di famiglia, pediatri e medici ospedalieri. La Regione non può aspettare che i medici chiedano da soli di venire a lavorare in Casentino.

Sappiamo tutti che qui non ci vengono volentieri perché hanno poche occasioni di crescere professionalmente. La Regione non può dunque aspettare che vengano di loro volontà, rischiando di lasciare scoperti alcuni servizi. Bisogna che la Regione prenda in mano la situazione e intervenga. Con incentivi o con altre forme". La pensa così anche Carlo Toni, sindaco di Poppi: "In Casentino i medici mancano ovunque - dice - mancano in ospedale, mancano al pronto soccorso e mancano per rendere attiva l’automedica che pur è un servizio fondamentale. Nel mio Comune il problema più grande riguardo ai medici di famiglia è a Badia Prataglia. Il medico che operava lì da una vita è andato in pensione e non è mai stato sostituito con un professionista fisso, ma solo con incarichi temporali, quasi sempre di tre mesi.

E questo è controproducente. Il medico di famiglia si chiama così perché conosce tutta la famiglia che va a curare. Conosce le loro malattie e sa fare più velocemente la diagnosi e dare la giusta cura. Un medico che li vede una volta sola e poi se ne va per lasciare il posto ad un collega, non può certo operare nella stessa cosa. Questa situazione si doveva prevedere anche a livello nazionale: i medici vanno in pensione come tutti gli altri professionisti. Ma dovevano essere già pronti i sostituti".