di Alberto Pierini
"Capovaro vado?". "Vadi, vadi". Neri Parenti raccoglie qui il testimone dell’epopea del ragionier Ugo Fantozzi. Dall’ultimo Luciano Salce, regista dei primi due episodi, dalla corsa surreale con la bottiglia della contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare. Che prima di varare la nave, "vara" a colpi di champagne "sindaco con fascia tricolore, Ministro della Marina Mercantile, centoduenne Baronessa Filiguelli de Bonchamp, mascotte a vita della società".
Raccoglie non la bottigliata ma il testimone da un Paolo Villaggio spietato come Fracchia. "Ah, è lei Neri Parenti? Ma io pensavo che fosse un altro, mi sono sbagliato". Eppure interrompe la regia che stava seguendo personalmente di ""Fantozzi contro tutti" per cederla al nuovo arrivato. Eppure da lì parte una collaborazione che sarebbe proseguita per altri sei episodi, dal 1980 al 1996.
Fiorentino, una famiglia tutta sul filone accademico e lui un pallino irresistibile per il cinema: coltivato fin da quando, a 20 anni, affiancava da aiuto regista Pasquale Festa Campanile. L’amore per la battuta e la commedia ma anche quel giusto cinismo di chi prima di tutto punta al bersaglio grosso: il favore del pubblico, le risate e (perché no) la "tombola" al botteghino.
Alla quale tenevano tutte e due nello stesso modo: l’attore genovese che quel personaggio se lo era cucito già nei libri e il regista fiorentino. Irriverente e senza altarini. Durante le "Comiche", Villaggio e Pozzetto insieme, rischia l’incidente diplomatico con santa madre chiesa. La scena? Papa Wojtyla arriva in Africa, bacia la terra come dappertutto e viene investito in pieno dalle auto della "Dakar".
Oltre il ragioniere avrebbe firmato decine di film prendendo anche il timone dei cinepanettoni, virando dalla canotta e dalle bretelle di Fantozzi ai clichet vacanzieri di De Sica e d Boldi. Seguendoli nell’evoluzione del loro rapporto: spesso insieme, a volte da soli e lui, con sapienza toscana, a girare sia con l’uno che con l’altro. Fino alla reunion, purtroppo caduta nei mesi grigi della pandemia.
"Novità non ci devono essere, sennò siamo rovinati" ha spiegato via via sul filo del paradosso. "Sempre lo stesso film bisogna fare, pur cambiando la storia, i soggetti e gli attori". Al centro l’italiano in vacanza, tra località esotiche o semplicemente di massa. Con un solo obiettivo: conquistare la bella di turno facendo le corna alla moglie o al marito. In una ripetitività che forse sa di botteghino ma profuma anche di commedia dell’arte e dei suoi canovacci. "Quando faccio Fantozzi tutti ridono, pensano che Fantozzi siano gli altri. Poi scoprono che sono loro".
La parabola di Villaggio lui l’ha fatta sua fino in fondo. Roba da "92 minuti di applausi", la reazione al mitico "Questo film è una cagata pazzesca, altra eredità Salce. Roba da record mondiale del telecomando. "380 cambi di canale in 26 secondi netti". Nel filone l’eccesso continuo, prima di tutto nel linguaggio.L’eccesso dell’uomo comune, o in questo caso semplicemente mediocre: con un filo in meno di comprensione rispetto ai Vanzina, che pure con Parenti hanno collaborato, spesso e bene. "Signor Fantocci..lei non ha nessun complesso di inferiorità". Pausa. "Lei è proprio inferiore". L’uomo qualunque non eletto ad esempio demagogico della politica ma ad eterno sconfitto, su tutti i campi: da quello di calcio tra scapoli e ammogliati fino al gioco.
Senza neanche la soddisfazione di ricevere una bottigliata di champagne in testa. Senza neanche farsi varare furtivamente nel pomeriggio. "Vadi vadi, contessa". E lei a lanciare la rincorsa da 76 metri. O dagli anni che ci dividono dall’epopea di Fantozzi.