MARIA ROSA DI TERMINE
Cronaca

Capi di lusso usati in vendita per solidarietà

Grazie a una piattaforma e-commerce sarà possibile favorire l’incontro tra sviluppo sostenibile, economia circolare e supportare Caritas

di Maria Rosa Di Termine

Una piattaforma e-commerce per vendere capi usati di famose griffe e favorire l’incontro tra sviluppo sostenibile, economia circolare e attenzione per gli altri. E’ l’obiettivo di Clothest* nato per finanziare i progetti di assistenza della Casa Famiglia Caritas di Montevarchi, che aiuta circa 200 persone l’anno e ne ospita 40 nei locali della canonica nella parrocchia di Santa Maria del Giglio. Grazie alla collaborazione strategica e creativa con Paolo Iabichino, vincitore del Premio Emanuele Pirella "Comunicatore dell’anno" nel 2018 e due volte giurato al Festival di Cannes, si è sviluppato il progetto che aveva mosso i suoi primi passi nel 2015 su imput di un gruppo di 20 giovani montevarchini decisi ad assicurare una forma di sostegno concreto alla struttura.

In poco tempo fu costituita l’associazione di volontariato "Francesco The S-Hope" che raccolse più di 2400 abiti in ottimo stato, rivendendoli in parte su temporary shop e eBay con un ricavato di 10 mila euro devoluti all’iniziativa benefica. Negli anni successivi quell’esperienza riuscì ad attirare l’interesse di nuovi talenti con competenze chiave nella moda e di partner professionali fino ad evolversi in Clothest*.

"Con la fantasia della carità – ha spiegato don Mauro Frasi presidente del portale e responsabile del centro di accoglienza – quei ragazzi hanno ideato e generato un progetto innovativo seguendo la strada aperta, anzi spalancata, da Papa Francesco. È un supplemento di anima che ama il prossimo, cerca di venire in soccorso dei poveri e mantiene viva la speranza di chi si ostina a sognare un mondo migliore".

E questo per merito anche della sinergia con Iabichino, esperto di linguaggi innovativi nella comunicazione. "È il momento di cambiare, di distruggere stereotipi e creare paradossi – ha dichiarato il direttore strategico e creativo – raccontando una storia in cui acquistare e donare diventa un gesto dall’indiscutibile valore sociale". I vestiti regalati arrivano al magazzino per iniziare un percorso di valutazione che nei vari step prevede la misurazione e la sanificazione. Quindi vengono fotografati dalle stiliste che si preoccupano di utilizzarli per dar vita a nuovi look abbinandoli ad altri capi già in loro possesso. Ogni dono viene così valorizzato e promuove uno sviluppo solidale e sostenibile, perché comprare un abito usato contribuisce a ridurre gli sprechi presenti anche nel settore dell’abbigliamento di lusso e, prosegue Iabichino, "mitiga il ruolo di responsabilità dell’industria del fashion nei processi alla base dei cambiamenti climatici".

Insomma, una pratica virtuosa perché "significa scegliere responsabilmente nel rispetto dell’ambiente – continua – e, nel caso specifico, assistere chi è in difficoltà". Lo shopping allora non è solo più un rito consumistico, ma solidarietà verso gli altri.

"Questo progetto per me è una linea d’orizzonte, che unisce mondi distanti – aggiunge Letizia Baldetti, fondatrice di Clothest* – Mi ha donato la grande libertà di comperare, sbagliare acquisti, stancarmi di ciò che ho preso, perché d’ora in poi niente andrà più perduto, tutto potrà essere consapevolmente rimesso in circolo e trasformato in patrimonio sociale". Obbligata la scelta della rete, opportunità per arrivare ovunque e restituire al territorio in uno scambio virtuoso e sano. L’obiettivo nell’immediato futuro è di coinvolgere nell’organico di Clothest* anche gli ospiti della struttura di piazza Giotto alla quale sono destinati i proventi.