Caccia ai medici di base Nasorri lancia l’allarme "Ne manca una trentina"

L’analisi del segretario dei dottori di famiglia: "Non è più un ruolo attrattivo". In città ne mancano otto, in Casentino sei con una popolazione minore.

Caccia ai medici di base  Nasorri lancia l’allarme  "Ne manca una trentina"

Caccia ai medici di base Nasorri lancia l’allarme "Ne manca una trentina"

di Angela Baldi

Ad Arezzo mancano una trentina di medici di base, circa il 10% del totale. Nelle vallate si registrano le criticità maggiori. Una situazione comune a tutta la Regione, di qui la proposta di alzare per i medici di base il massimale, concedendo la possibilità di passare da 1.500 a 1.800 assistiti. È questa una delle soluzione pensata dalla Regione per fronteggiare la cronica carenza di camici bianchi che sta mettendo in seria difficoltà il sistema sanitario.

Dottor Roberto Nasorri, segretario provinciale dei medici di medicina generale, trecento assistiti in più per ogni medico rispetto al passato è possibile?

"Sì, dove esiste personale di studio fatto di infermieri e segretari che riescano a coadiuvare il lavoro del medico, ma è una misura che deve però passare adesso dalla teoria alla pratica, permettendo ai pazienti che si trovano attualmente senza medico, o che intendono cambiare il professionista di riferimento, di effettuare la propria scelta. In questo momento la Regione sembra aver fatto un passo indietro, dovremo capire modalità e cause e se si troverà una soluzione di tipo politico, sindacale, amministrativo".

Quanti medici di base mancano ad Arezzo?

"In provincia ci sono circa 300 medici, ne mancano 29, quasi il 10%, le criticità più grandi nella vallate. Se ad Arezzo città siamo carenti di 8 medici di base, per fare un esempio in Casentino ne mancano 6 a fronte di una popolazione minore. L’aumento degli assistiti richiesto serve ad aumentare volontariamente il massimale per dare una risposta a queste carenze".

Nessuno vuole fare più il medico di famiglia?

"Non è più una professione attrattiva, i pochi medici sfornati dalle università si rivolgono ad altre specializzazione e i medici di base con obblighi burocratici, amministrativi e grosso carico di pazienti con dodici ore di lavoro al giorno, non sono più appetibili. L’aumento del massimale da 1500 a 1800 pazienti poi, non è per guadagnare di più ma per fornire un servizio e una copertura assistenziale mancante".

Quale il rischio per chi non ha un medico?

"Il pericolo sono i pazienti fantasma che visitiamo perché non hanno riferimenti ma a cui non potremmo prescrivere farmaci perché burocraticamente inesistenti. Sono le stesse persone che senza un medico a cui rivolgersi, intasano pronto soccorso e strutture".

Aderire all’ipotesi di aumento del numero di assistiti è su base volontaria, ma non tutti hanno accettato...

"Tra i colleghi c’è stata scarsa adesione anche se non ci sono ancora dati ufficiali. Può aderire chi ha a disposizione personale di studio adeguato, o le case della salute per esempio. I grossi centri hanno una copertura maggiore rispetto alle zone periferiche che risultano sempre più sguarnite, se non si aderisce su base volontaria il paradosso è che nelle zone critiche può comunque avvenire l’aumento d’ufficio del massimale imposto dalle aziende".