
Lorenzo Rosi
Arezzo, 16 dicembre 2015 - L'ultimo presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e l'ex consigliere di amministrazione Luciano Nataloni (già vicepresidente di Banca Del Vecchio) sono iscritti nel registro degli indagati nel fascicolo aperto dalla procura sul conflitto di interessi. Dopo le prime indiscrezioni di stampa arriva ora la conferma della Procura. I nomi di Rosi e Nataloni erano evidenziati nel verbale redatto dagli ispettori di Bankitalia al termine delle lunghe verifiche effettuate sull'istituto di via Calamandrei. Per Rosi, secondo l'organo di vigilanza, il conflitto risiederebbe nelle attività della cooperativa La Castelnuovese di cui il manager era presidente. Nove le posizioni rilevate nei confronti di Luciano Nataloni.
Sempre il verbale di Bankitalia rilevava nel complesso 198 posizioni di affidamenti a 123 membri del consiglio di amministrazione e a cinque ex sindaci per complessivi 185 milioni dei quali circa 140 usufruiti; di questi ne sarebbero rientrati in banca una cinquantina. Tra i destinatari degli affidi non risulta esserci Pierluigi Boschi, il padre di Maria Elena, ministro delle riforme istituzionali.
Cosa diceva la famosa relazione di Bankitalia? Indicava possibili pratiche in conflitto di interesse per 185 milioni con 18 milioni di perdite. Parte di queste ultime derivano da tre finanziamenti concessi appunto a società considerate vicine a Nataloni e a Rosi. Per il commercialista fiorentino una delle aziende nel mirino è la Td Group di Pisa, di cui lui era uno dei sindaci: 5,6 miliardi finiti in sofferenza. Poi c’è un’altra pratica da 3,4milioni per la quale non si specifica il destinatario. L’ultimo presidente, invece, viene accostato al prestito di entità non specificata (ma sono una decina dimilioni) alle due società che hanno realizzato l’outlet Città Sant’Angelo, alle porte di Pescara: la Città Sant’Angelo Spa e la Sant’Angelo Invest. Tutte partecipate dalla Castelnuovese di cui all’epoca Rosi era il capo, dalla società italo-belga Euroinvest e dalla Unieco, coop rossa di Reggio Emilia. E’ stata quest’ultima, finita in amministrazione controllata, a far mancare il suo apporto finanziario, mandando il finanziamento in incaglio.
Lorenzo Rosi non tentenna. «A me non è arrivato alcun atto giudiziario». Stavolta, però, come spesso capita, c’è stata una fuga di notizie. La stessa che ha fatto inferocire il procuratore capo Roberto Rossi, che in una sorta di conferenza stampa improvvisata, si rifiuta di confermare la notizia: «Non posso parlare, siamo nella fase più delicata delle indagini preliminari, non dico niente nè sugli indagati nè sui non indagati».
Rosi commenta quello che teoricamente non avrebbe dovuto sapere. «Sono tranquillo. Ho rispettato le regole e mi sono sempre attenuto alle norme». «Le pratiche alle quali ero interessato e per cui ho dichiarato il mio interesse in ogni circostanza, dovevano essere votate all’unanimità dal consiglio d’amministrazione e dal collegio dei sindaci. E' quello che è sempre successo. E dirò di più. Di personale non ho mai chiesto nemmeno un centesimo. Tutte le pratiche riguardano la Calstenuovese».
Intanto in mattinata la Federconsumatori ha presentato un esposto sulla scia di quanto avvenuto con il decreto di due domeniche fa, quello che ha sostanzialmente azzeratol i risparmi di molti obbligazionisti. Lo ha fatto con tanto di presidio avvenuto all'esterno del tribunale, a fianco del presidente dell'associazione Pietro Paolo Ferrari.