Bicchieri vuoti per la guerra: "Ma stiamo recuperando". L’epopea di una famiglia

"Pesano nelle vendite anche il clima e il ricambio: giovani sui super alcolici". La storica azienda Ziantoni conferma: "Nell’expo c’è un’atmosfera nuova".

"Un anno difficile il 2023 per il vino, ma al Vinitaly l’atmosfera è quella delle grandi feste e fa ben sperare". Al salone del vino tra le varie aziende del territorio, era presente anche la San Luciano, di Monte San Savino. Abbiamo parlato con Stefano Ziantoni, uno dei titolari della storica azienda agricola che affonda le sue radici nel 1972, e da allora diventa una storia di famiglia.

Il mondo del vino viene da un anno difficile...

"Sì, un anno complesso sul quale hanno influito diversi fattori, a partire dal cambiamento climatico che ha generato muffe dannose per le nostre uve. Un problema che ha riguardato tutta l’Italia, dal nord al sud. I più colpiti il Merlot e lo Chardonnay, mentre hanno resistito meglio il Montepulciano e il Sangiovese.

Non solo il clima impazzito…

"A giocare un brutto scherzo anche i mercati cristallizzati. In più l’incertezza e l’insicurezza data dai conflitti mondiali. Il commercio si basa sulla distensione, le situazioni vissute e che continuiamo a vivere non riescono a dare tranquillità e il giusto spirito negli scambi commerciali". Flessione nella vendita del vino che risente anche di altri fattori?

"Il cambio generazionale. C’è un’intera generazione che si affaccia a vini. Una generazione però più vicina ai super alcolici, ai cocktail, che deve essere quindi ricondotta al gusto del vino. Insomma, tanti aspetti da prendere in considerazione e da valutare".

Varie problematiche, come le avete affrontate?

"Nei momenti difficili, così come i vigneti, non si devono abbandonare i mercati. E allora abbiamo investito nell’internazionalizzazione, andando ad agire negli spazi di crescita come la Corea, il Vietnam, alcuni stati dell’America centrale che non hanno ancora una cultura affermata sul mondo del vino. Quindi, in sintesi: non fermarsi nella cristallizzazione del proprio malessere. Quando c’è un momento di crisi bisogna investire".

Il clima al Vinitaly?

"Da quanto ho potuto vedere c’è stata una buona affluenza, sia ai tavolini sia al bancone di accoglienza. Presenti nuovi mercati: Vietnam, Singapore, Svizzera. E rispetto al passato ho notato un interessante cambiamento, soprattutto per una realtà come la nostra azienda, c’è interesse alla storia che esiste dietro al vino. Vino che quindi non è più solo una etichetta, si chiede chi l’ha fatto, la sua storia, se è biologico".

In termini di numeri cosa racconta la Fiera di Verona per la sua azienda?

"Un 70% in più rispetto allo scorso anno, un anno caratterizzato dalla stagnazione del mercato. Oggi siamo entrati a contatto con nuove, interessanti, frontiere. Abbiamo lavorato sodo per poterle intercettare e loro ricercano il prodotto, con dietro la storia, una produzione bio, un’attenzione al territorio. Tutto quello che noi possiamo offrire".