
Il cartello del confine sta davanti a un casolare diroccato, duecento metri dopo l’incrocio della vecchia regionale 71 con la superstrada Perugia-Bettole: di qua Toscana, di là Umbria. Una frontiera alla quale non faceva più caso nessuno, finchè non è arrivato il Covid che l’ha trasformata in una barriera insuperabile, un muro che non solo ha diviso per quasi tre mesi i paesi frontalieri come Ferretto e Borghetto, ma ha anche separato gli aretini dal loro piccolo mare dietro l’angolo di casa. E’ con una certa emozione, dunque, che il cronista, supera quell’indicazione stradale negletta finochè non è diventata una cortina di ferro: lo sfondo azzurro del Trasimeno quasi si tocca, il lago non è più proibito. In lontanzana si distingue il profilo della chiesa di Castiglione del Lago, dietro la quale si indovina il profilo del centro storico medioevale, che culmina nel castello.
Ancora una settimana fa il Trasimeno lo si poteva solo guardare, macchia sfocata, dall’alto del piazzale Garibaldi di Cortona. Oppure lo potevano osservare, con le sue isole, gli abitanti delle case sparse e dei borghi divisi a metà fra Arezzo e Perugia, quelli che avevano almeno recuperato la possibilità di incontrare i "congiunti" di qua e di là del confine.
Il segno, le famiglie ricongiunte, gli amici ritrovati, di quanto siano profondi i legami fra un lato e l’altro del confine. Tanto per esemplificare, l’uscita di Castiglione del Lago della superstrada è in comune di Cortona, ancora in territorio di Terontola, mentre la spiaggia più famosa e frequentata del paese lacustre si chiama Lido Arezzo, perchè da sempre ad affollarla d’estate ci sono gli aretini. Ma è tutta la zona ad ovest del lago che è tradizionalmente più legata ad Arezzo che non a Perugia. Chi ci sta viene qui per fare acquisti, andare al cinema, concedersi un aperitivo. Come sono soprattutto gli aretini a riempire i ristoranti o i bar castiglionesi.
Eppure per settanta giorni e oltre quel cartello davanti al casolare diroccato è stato un alt inesorabile che divideva territori gemelli, campi di grano quasi maturo lungo i quali il confine è pura teoria trasformata di colpo in concretissima ferita, nonostante pochi sappiano dove corre l’antica frontiera fra Granducato e Stato Pontificio dimenticata da 160 anni. Il caso limite è quello del distributore di benzina che sta a 50 metri dall’indicazione ToscnaUmbria: è nel comune di Cortona ma se ne servivano soprattutto i castiglionesi, che quei pochi passi di distanza hanno dovuto dimenticarli: verboten, vietato.
Bene, non ci potrebbe essere simbolo più efficace del cambiamento di stagione del 3 giugno, della riapertura dell’Italia, come titolano in prima pagina i quotidiani. Più oltre, la vecchia 71 (regionale lungo la quale il confine si distingueva una volta perchè l’asfalto era più curato dal lato toscano e meno da quello umbro) costeggia la sponda del lago, finchè non sbocca nell’abitato di Castiglione. Il lido Arezzo, in un giorno feriale di inizio giugno dal meteo ancora incerto, è poco animato, come un vecchio addormentato che aspetta la stagione balneare. E con quella gli aretini che ora non hanno più remore: non si rischia più una multa da qualche centinaio di euro a farsi trovare sulla spiaggia o sul lungolago senza esservi residenti.
Il lido Comunale, quello del pontile dei battelli per le isole, è invece già bello vivace, col rito dell’after hours che è già tornato, sia pure in mascherina. Il centro storico sta un po’ così, aspettando i turisti perduti. Ma è questione di settimane, forse di giorni. Il lago non è più un "mare" perduto. Ed è come ritrovare un vecchio amico. Alla faccia del tempo maledetto del Covid.