Bancarotta, tre big di Etruria pronti ad uscire allo scoperto

Sono l’ex vice Guerrini, Rigotti (quello della cacciata di Faralli) e Federici (sofferenza Sacci): accettano il rischio dell’interrogatorio: prima tappa la settimana provvisoria

Alberto Rigotti

Alberto Rigotti

Arezzo, 29 febbraio 2020 - Il giorno più intenso del processo Etruria, quello della testimonianza accorata della vedova D’Angelo, che porta in aula la tragedia del marito suicida dopo aver perso tutto nell’azzeramento delle subordinate, diventa il prologo di un altro pezzo forte della telenovela bancarotta, quelli in cui sono i grandi imputati a ergersi come protagonisti.

Tre dei big, infatti, hanno accettato di farsi interrogare, accettandone tutti i rischi, compreso quello di essere presi di infilata dalle domande dei Pm, che sicuramente proveranno a segnare qualche punto in contropiede.

Sono l’ex vicepresidente Giorgio Guerrini, che finora non ha quasi mancato un appuntamento in aula, sicuramente il più presente di tutti gli accusati, Alberto Rigotti, il discusso finanziere trentino che da consigliere d’amministrazione espresse il voto decisivo per la defenestrazione del vecchio padre-padrone Elio Faralli, ed Augusto Federici, già membro del Cda nonchè amministratore delegato di Sacci, il gruppo cementiero che ad Etruria ha lasciato la sofferenza più grossa, una sessantina di milioni.

Degli imputati principali, invece, rinunciano a far sentire la loro voce un altro vicepresidente, Giovanni Inghirami,e l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, che ormai si è trasferito all’estero quasi in pianta stabile. Ci sono poi altri accusati minori che dichiarano la disponibilità a farsi esaminare, ma la loro posizione pesa in modo inferiore nell’economia processuale.

Il rischio per tutti è di fare autogol, cioè di dire, o essere costretti a dire, cose che vadano a vantaggio della procura, ma a questo punto alcuni non hanno più molto da perdere, visto il quadro che esce dalla presentazione d’accusa finita dieci giorni fa, con ombre pesanti su operazioni come lo Yacht di Civitvecchia, la San Carlo Borromeo, la stessa Sacci e i tanti altri finanziamenti su cui i Pm hanno seminato il dubbio.

Il calendario è stato fissato all’ingrosso nel corso dell’udienza di ieri che avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno delle parti civili ma che si è ridotto a un rivoletto. L’avvocato di Federconsumatori, che aveva citato 1500 risparmiatori a raccontare il loro dramma esistenziale dopo l’azzeramento, poi ridotti a 15 per le insistenze del presidente Gianni Fruganti, ha rinunciato a tutti i suoi testi. Alla fine è stato ascoltato un solo azzerato.

Ad aprire le due udienze della prossima settimana dovrebbe essere quindi, giovedì, Giorgio Guerrini, che sulle spalle ha molti capi di imputazione ma che è pronto a dare battaglia su tutti. Il giorno dopo dovrebbe invece toccare a Rigotti, che con la sua Abm ha lasciato più di un cratere nei conti di Bpel ma che è in particolare accusato di aver architettato la complessa manovra attraverso la quale sarebbe rientrato dalla sua esposizione nei confronti di Etruria tramite finanziamenti della stessa banca, recuperando così il diritto a votare la cacciata di Faralli.

L’interrogatorio di Federici si farà più in là, per problemi di salute. A seguire i testi delle difese, organizzati per singole operazioni, come già nell’esposizione della procura. Si riparte dallo Yacht Etruria, lo spettacolo è garantito.