Salvatore Mannino
Cronaca

Bancarotta Konz: tre richieste di condanna dal Gip e tre a processo

Otto mesi di pena la proposta per chi ha scelto l’abbreviato, per gli altri rito ordinario. Ma il verdetto del Gip slitta a marzo. «Ritardato il fallimento»

Angela Avila

Arezzo, 20 dicembre 2019 - La richiesta di condanna c’è ma la pena che il Pm Elisabetta Iannelli propone a carico di tre dei sei imputati della bancarotta Konz è leggera: solo otto mesi, con i benefici di legge. Il che significa che anche nello scenario dell’accusa i fatti contestati non sono troppo pesanti. Per gli altri nel mirino c’è ovviamente l’invito a mandarli a processo con il rito ordinario, ma il risultato si saprà soltanto a marzo, quando l’udienza del Gip Angela Avila approderà al verdetto.

Tutti, nella ricostruzione di un altro Pm, Andrea Claudiani, quello che ha svolto le indagini, avrebbero concorso a ritardare il fallimento, aggravando lo stato di dissesto una delle aziende storiche dell’economia aretina. In sostanza, sotto la lente di ingrandimento, prima della procura e adesso del giudice, c’è il concordato in bianco che sarebbe dovuto servire a consentire che Konz passasse sotto il controllo della Cadla, evitando appunto di portare i libri in tribunale.

Invece, le cose andarono in altro modo, la trattativa fallì anche per le difficoltà finanziarie cui andò incontro la Cadla, controllata dai fratelli Giannetti, che come molti ricorderanno entrò anch’essa in crisi, lasciando per strada decine e decine di dipendenti, solo in parte riassorbiti dalle catene di supermercati che subentrarono al marchio Despar di cui i Giannetti erano concessionari per l’Italia centrale.

Un crac nel quale andò di mezzo anche la Konz, lasciata al suo destino e poi fallita nel 2014. Bene, ipotizza il Pm Claudiani, presidente del consiglio d’amministrazione, commercialisti che prepararono il piano di concordato e collegio dei sindaci revisori contribuirono tutti a che la crisi finanziaria dell’azienda venisse alla luce tempestivamente, il che li rende compartecipi della bancarotta fraudolenta.

In aula, poi, i protagonisti hanno scelto strade giudiziarie diverse: in tre, i commercialisti, hanno optato per il rito abbreviato, gli altri invece hanno deciso di affrontare il processo nel caso il Gip Avila li rinviasse a giudizio. La Konz, nota in città, anche come gli «Svizzeri», perchè fondata a metà dell’ottocento da un cittadino elvetico emigrato qui, Giacomo Konz appunto, ha operato per decenni nei due negozi-emporio di via Vittorio Veneto e del Corso Italia.

Negli anni ’60, sotto la guida di Elio Faralli, presidente poi di Banca Etruria, aveva trasferito in via Setteponti il magazzino principale. Nell’ultimo periodo, dopo l’uscita della famiglia Faralli, la crisi irreversibile che è finita con il fallimento e poi con questo processo a sei imputati eccellenti.