Banca Etruria, il futuro in tre mosse: vendita in blocco o a pezzi , tempi, acquirenti

Il nuovo istituto è più solido e quindi accattivante per il mercato. Bankitalia chiede di completare l'operazione entro 18 mesi: ma l'obiettivo è fare prima. ASSETTO NON DEFINITIVO, BERTOLA AD / INDUSTRIALI: NO ALLO SPEZZATINO / Azioni e subordinate Bpel: in fumo 370 milioni, un terzo perso qui

Roberto Nicastro

Roberto Nicastro

Arezzo, 25 novembre 2015 - Dal salvataggio ai bilanci amarissimi di azionisti e obbligazionisti che hanno visto andare in fumo almeno 370 milioni al futuro. Nuova Banca Etruria è stata messa al sicuro (è molto più forte di prima) e ora  si tratta di venderla. Prima possibile e al miglior acquirente. E’ la mission di Roberto Bertola, l’amministratore delegato , e del presidente Roberto Nicastro.

Ma quanto sono brevi i tempi? L'orizzonte massimo è di 18 mesi entro i quali rimborsare i tre big del credito che hanno consentito la ricapitalizzazione, per Bpel di 442 milioni. Però, si cercherà di fare prima. E le procedure? Tutte da chiarire.

Non c’è solo il singolo istituto di credito, ma c’è tutto il gruppo, che comprende Lecchese e soprattutto Banca Del Vecchio, oggetto del desiderio ma anche da molti giudicata sopravvalutata (fu pagata 113 milioni, altri pensavano ne valesse la metà). E la cessione riguarderà il gruppo nel suo complesso o si andrà alla vendita pezzo per pezzo, temuta dal mondo politico ed economico?

Del Vecchio è integrata nel sistema Bpel e non sarà facile separarla. Ma è un gioiellino, lo dice il Core Tier 1: 21 contro una media del 9. E quanto vale ora Banca Etruria? Difficile far cifre. Si può ripartire però dalla pre-opa di Popolare Vicenza che nel maggio 2014 aveva offerto un euro ad azione: 217 milioni ma per un istituto gravato da due bilanci in deficit e da crediti deteriorati per 2,8 miliardi.

Ora, Nuova Bpel vale molto di più e nel venderla si cercherà di avvicinarsi ai 442 milioni che le sono stati dati in dote come capitale. Il problema vero è chi compra. Quale dei gruppi che si potrebbero aggregare attorno a Ubi, Banco Popolare, Bpm e Bper avrà bisogno di una rete commerciale di 170 filiali in tutta l’Italia centrale, con depositi per 6,7 miliardi?

Certo la banca che verrà potrà ancora essere un punto di riferimento per il territorio ma non sarà più dei 62 mila soci che si sono visti azzerare un capitale nominale di 125 milioni, nè dei 5 mila obbligazionisti subordinati che ne hanno persi 250. Almeno un terzo di questi soldi è svanita ad Arezzo: dai 100 ai 150 milioni, a seconda delle stime. Un calvario fatto di centinaia, forse migliaia di storie di risparmiatori rimasti con un mucchio di carta straccia.