Assalto di notte a Italpreziosi: i banditi messi in fuga dall'allarme

Banda in azione contro il gigante dell'oro: le telecamere li riprendono. All’una il blitz forzando una finestra. Accorrono i carabinieri ma non trovano nessuno

I carabinieri hanno colto i ladri al lavoro in piena notte

I carabinieri hanno colto i ladri al lavoro in piena notte

Arezzo, 22 luglio 2019 - Ci hanno provato anche con Italpreziosi, uno dei tre giganti dell’oro, quelli che prendono la materia prima e la trasformano in lingotti o in verghe per i gioielli. Ci hanno provato come qualche settimana fa ci avevano provato, improvvidamente e con assoluta impreparazione, alla Chimet, messa nel mirino nel suo fortino di Badia al Pino, una sorta di Fort Knox aretino, praticamente invalicabile. Stavolta, invece, è toccato al quartier generale di Ivana Ciabatti a San Zeno, un altro buco nell’acqua.

I banditi sono entrati in azione intorno all’una di notte, cercando di forzare una finestra. Fossero maldestri loro, però, o fosse blindato il sistema di sicurezza, è scattato subito l’allarme, un impianto molto sofisticato gestito da Pm Allarmi, con sensori pronti a mettersi in moto al primo tentativo di intrusione. Secondo una prima ricostruzione, i ladri a quel punto hanno provato a divellere l’allarme ma senza risultato.

Con l’effetto che nella notte si sono ritrovati allo scoperto, a rischio di essere individuati dalle guardie giurate o dai carabinieri in pochi attimi. Di qui la decisione di desistere e di darsi alla fuga. Infatti, la pattuglia del nucleo radiomobile dell’Arma che è arrivata a San Zeno nel giro di pochi minuti non ha trovato nessuno, solo la finestra danneggiata dal tentativo di effrazione.

Dei malviventi sono rimaste solo poche immagini catturate dalle telecamere, ma nessuno potrò vederle fino a stamani. Di domenica, infatti, è stato impossibile estrapolare i filmati, ci vorrà che oggi intervenga un tecnico specializzato. Ma le speranze che i banditi abbiano lasciato qualche traccia visiva sono ridotte al minimo. E’ probabile, come sempre succede in questi casi, che abbiano agito ben travisati dai passamontagna, in modo da essere irriconoscibili e non identificabili anche per le indagini successive.

I carabinieri non confermano, ma nell’ambiente c’è la convinzione che possa essere la stessa banda, o una collegata, del blitz dell’argento del 2 luglio fa in via Ramelli. Anche allora i malviventi entrarono in azione di notte, sfondarono con un muletto il muro di una ditta di cartongesso fino ad entrare nella Ericson, azienda però che lavora metalli non preziosi. Ecco allora la scelta di rivolgersi contro la vicina ditta «Il Delfino», nelle cui cassaforti furono rubati 200 chilogrammi d’argento.

Alla Chimet, invece, provò a colpire una banda ancor più raffazzonata, che entrò nel fortino da un varco aperto nel reticolato, facendo scattare immediatamente l’allarme. Probabilmente erano ladri che miravano soltanto al rame, senza il mestiere per tentare l’attacco ai lingotti. Nel giro di qualche ora la Polstrada fermò al casello di Battifolle un’auto con tre rumeni. Nella bauliera avevano attrezzi da scasso e i vestiti ancora bagnati dalla rugiada della notte, ma prove per collegarli al furto non se ne trovarono.