
Bambini all'asilo (foto archivio)
Arezzo, 11 aprile 2017 - Il colpevole è un acaro grande come uno spillo: si va a piazzare sotto la pelle, preferibilmente dei bambini ma non solo, e lì attecchisce. Provocando prurito e a volte dolore. La scabbia. Una di quelle infestazioni della pelle che pensi sempre siano state debellate e che di tanto in tanto tornano a galla. L’ultimo caso proprio in questi giorni, a San Leo, nella scuola dell’infanzia.
L’allarme è partito subito e la Usl ha adottato il metodo più rodato: ha scritto direttamente non solo alla scuola, ma anche ai genitori. Motivo? Semplice. Indicare le cose più giuste da fare. Non drammatizzare. E soprattutto sgomberare il terreno dai tanti pregiudizi che questa infezione da sempre si porta con sè.
A San Leo a memoria è una novità, ma non lo è certo in provincia di Arezzo. Un caso diversi anni fa c’era stato a Bibbiena. Mentre alcuni episodi a ripetizione si erano verificati in Validano. Sfociò addirittura in uno sciopero, per contestarne le possibili cause. Ricetta? Intanto non c’è da fare alcuna profilassi. In pratica la terapia è riservata a coloro che dovessero contrarla. Quindi l’invito dell’igiene pubblica alle famiglie e alla scuola è molto semplice: seguite i bambini per verificare che non ne siano colpiti.
E a quel punto rivolgersi subito ad un pediatra e se la malattia venisse confermata poi controllare anche i familiari. E partire con la terapia, abbastanza semplice. Solo qualche misura in più è chiesta alla scuola: trattare a vapore, quindi a 100 gradi, poltrone e tappeti in tessuto, pulire in modo meticoloso i giochi. E passare in lavatrice sacchi, lenzuolini, cuscini e quanto viene usato per il riposo dei piccoli.