FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Arresto del boss Messina Denaro Il direttore della clinica è stato qui

Luca Bianciardi, senese, è il numero 1 della struttura privata dove è scattato il blitz dei carabinieri. Dal 2005 al 2009 è stato responsabile sanitario dell’allora Usl 8: all’epoca arrivò anche "Striscia la notizia"

di Federico D’Ascoli

C’è un pezzo della storia sanitaria di Arezzo nella cattura del super latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Sì, perché Luca Bianciardi, il direttore della clinica privata La Maddalena di Palermo dove il capomafia (sotto falso nome) era in cura per un tumore è stato ad Arezzo per ben quattro anni. Bianciardi, senese classe 1957, è stato infatti il direttore sanitario dell’allora Usl 8 dal 2005 al 2009, poco prima dell’unificazione con Siena e Grosseto. Direttore generale era Monica Calamai e anche all’epoca avvenne un caso che portò la città agli onori della cronaca nazionale: "Striscia la notizia" raccontò infatti del caso che coinvolse il dottor Roberto Migliari, responsabile dell’urologia dell’ospedale del Valdarno, accusato dal collega Costantino Ciari di aver modificato la cartella clinica di un anziano paziente morto due mesi prima. Alla Gruccia nel 2006 arrivò anche l’inviato della trasmissione di Canale 5 Valerio Staffelli: il processo a Migliari si concluse con la condanna a otto mesi mentre la contro-accusa di diffamazione presentata dall’azienda sanitaria aretina contro il tg satirico (sotto accusa c’erano anche l’ideatore Antonio Ricci e il conduttore Ezio Greggio) finì in prescrizione nel 2014.

Dopo l’esperienza aretina Bianciardi è stato dirigente di primo livello in altre importanti realtà italiane: prima alla Usl di Livorno, poi a Prato, all’Asl Toscana Centro, all’istituto Rizzoli di Bologna e infine a Perugia prima di prendere la strada della clinica privata palermitana dove c’è stato il blitz dei carabinieri che ha portato al clamoroso arresto di Messina Denaro, uno dei criminali più pericolosi in circolazione, latitante da quasi trent’anni.

"Le sue condizioni sono gravi, la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi. Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno. I carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l’autorizzazione perché un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute". Lo ha detto Vittorio Gebbia, il responsabile dell’Oncologia medica della clinica La Maddalena. Gebbia ha visitato il boss, che si presentava come Andrea Bonafede, nel gennaio 2021 prima di una valutazione multidisciplinare chirurgica. Poi il mafioso ha iniziato la chemio e nel maggio 2021 è stato operato per le metastasi al fegato da una equipe chirurgica. "Era un uomo garbato, a modo suo sofisticato - dice un medico della clinica La Maddalena che vuol rimanere anonimo - Nessuno poteva sospettare fosse un boss ricercato accusato di stragi e omicidi. Era sempre gentilissimo, calmo, sorridente".

Nel frattempo il medico di famiglia che aveva in cura Matteo Messina Denaro è indagato dalla procura di Palermo: la conferma è arrivata dal procuratore Maurizio De Lucia. Nessun tipo di indagine risulta aperta nei confronti di Bianciardi e di altri medici della clinica privata.