Rifugiati ucraini, gli arrivi si moltiplicano: quasi 300 ad Arezzo, cresce il sommerso

I bambini sono 132, quasi la metà del totale, il resto in gran parte donne, ospiti di parenti e amici L’appello del sindaco Ghinelli: «Fatevi avanti per essere aiutati»

Guerra in Ucraina, le principali destinazioni italiane per i profughi

Guerra in Ucraina, le principali destinazioni italiane per i profughi

Arezzo, 21 marzo 2022 - Raddoppiano i numeri ufficiali dei profughi ucraini in terra aretina. Secondo i numeri della prefettura di Arezzo che segue da vicino gli arrivi e la sistemazione nei Centri di accoglienza straordinaria con il prefetto Maddalena De Luca, in tutta la provincia ci sono attualmente 278 ucraini in fuga dalla guerra, per la maggior parte donne e bambini arrivati con mezzi di fortuna o tratti in salvo dalle carovane di solidarietà.

I minori sono 132, quasi la metà del totale degli arrivi. In tutto si tratta di 74 nuclei familiari: in molti casi infatti scappano dai bombardamenti e dalle violenze intere generazioni: nonne, mamme e figli, costretti a lasciare in Patria gli uomini, impegnati nella resistenza strenua delle città. La minoranza dei profughi, e cioè 32 si trovano alloggiati nei Cas (di questi 18 sono minori) mentre la maggior parte è ospite di parenti e amici perlopiù connazionali.

Il 16 marzo le registrazioni toccavano quota 189 ma l’afflusso maggiore è atteso d’ora in poi. E i posti liberi nei Cas, già occupati dai richiedenti asilo di altre nazionalità, non è ancora in grado di far fronte all’arrivo massiccio tanto che, nei giorni scorsi, Regione Toscana ha siglato un accordo con Federalberghi: ad Arezzo già tre hotel hanno aderito all’iniziativa temporanea per ospitare donne e bambini.

Dietro ai numeri ufficiali, anche secondo il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, c’è una quota consistente di sommerso: persone che non ’denunciano’ l’arrivo in questura e alla prefettura, magari per timore. «L’accoglienza ad Arezzo sta andando bene ma non tutti gli arrivi si stanno registrando e questo potrebbe diventare un problema soprattutto d’ora in poi perché l’assistenza sanitaria, economica e scolastica deve passare dai canali istituzionali», puntualizza.

Da qui l’appello del primo cittadino «a farsi avanti per ricevere aiuto» e non restare nell’ombra. «Dobbiamo sapere quanti sono, dove sono, dobbiamo vaccinarli visto che non siamo fuori dalla pandemia e ci siamo dovuti mettere l’elmetto della guerra», dice. Tamponi e vaccini sono già iniziati: si stima che solo il 30-35% della popolazione sia stata immunizzata. E, questo, potrebbe rappresentare un rischio.

Secondo Ghinelli, in particolare, la mancanza di registrazione è «dovuta alla paura: potrebbero avere timore che, dinanzi alla fase due di un ’repulisti’ da parte dei russi, si punterà anche su quanti sono scappati». Quanto all’accoglienza duratura dei profughi e all’impatto sulla città il sindaco ritiene che «Arezzo ha già dimostrato di avere un cuore grande e troveremo il modo giusto di metterlo a disposizione»