Arezzo, 25 febbraio 2017 - Nega tutto, Valeriano Mureddu, l’apprendista faccendiere che riconosce nel tenebroso Flavio Carboni «un padre e un fratello», nega a una a una le accuse che lo hanno condotto nel carcere di San Benedetto, accusato di bancarotta fraudolenta, e all’appuntamento forzato, sempre in galera, dell’interrogatorio di garanzia col Gip Piergiogio Ponticelli, il giudice che ha firmatol’ordinanza di custodia cautelare.
Nega, in primis, di essere lui, come ritengono invece i Pm del pool reati economici coordinati dal procuratore Roberto Rossi e lo stesso Gip, l’amministratore di fatto della Geovision di Badia al Pino, fallita lo scorso settembre e perno di una gigantesca frode carosello sull’Iva nonchè di maxi-distrazioni di denaro in vantaggio, fra gli altri, della moglie di Carboni, Maria Laura Stenu Concas. «Io - ribadisce a Ponticelli che lo interroga e ai Pm Andrea Claudiani e Julia Maggiore - ero solo un consulente, non ero io che decidevo».
Un modo indiretto per ributtare le responsabilità sull’amministratore delegato di diritto Emiliano Casciere (ma lui dice di non volerlo accusare) che a sua volta si era sgravato delle responsabilità spiegando che decideva tutto Mureddu. Ha una spiegazione anche per i 510 mila euro girati alla signora Concas, compreso l’affitto(88 mila euro) degli uffici romani di via Ludovisi occupati da Carboni e in cui avvenne l’incontro fra lui e babbo Boschi alla ricerca di un direttore generale per Banca Etruria.
Ma, mette le mani avanti il suo avvocato Francesca Pieri, per ora deve rimanere nel segreto dell’interrogatorio col Gip. Al termine del quale il legale chiede la scarcerazione o almeno i domiciliari: l’apprendista faccendiere ha due figli piccoli a lui affidati.
Intanto, però, su Mureddu si è abbattuta un’altra bufera, quella dell’avviso di chiusura indagini per le inchieste a suo carico, sempre notificato dal pool dei Pm aretini. Dentro ci sono sia la bancarotta che lo ha portato in carcere che il ricorso abusivo al credito e soprattutto il riciclaggio. L’avviso si è incrociato con l’ordinanza di arresto, generando il paradosso di uno finito in carcere per un’inchiesta già chiusa, sia pure da un paio di giorni. Nelle 17 pagine dell’atto si individuano sia i destinatari che le situazioni.
Fra gli indagati (12), dunque, ci sono, come La Nazione aveva anticipato ieri, non solo Mureddu ma anche Carboni con la moglie. Più una serie di personaggi minori ma significativi: tra gli altri Gianluca Cetoloni, di Tregozzano, amministratore della Vertigo Srl di Perugia, punto di partenza della frode carosello, e Luca Degan, l’amministatore di Biochefarm che tentò di acquistare la Cantarelli. A proposito: l’assalto all’azienda di abbigliamento non viene contestato come riciclaggio, così come la trattativa sull’Arezzo Calcio, perchè rimase alla fase di abbozzo, senza concretizzarsi neppure in un tentativo di reato.
Ci sono anche l’ingegner Carlo Costantini di Foligno, membro di un fantomatico ordine dei cavalieri della Cristianità e della pace nel mondo, Giuliano Michelucci di Montelupo Fiorentino, sedicente agente dei servizi, arrestato qualche mese fa per una storia di caporalato agricolo, e Riccardo Piana, che si spaccia per uno dei custodi del tesoro all’estero di Carboni.
La coppia Carboni-Stenu Concas è accusata di ricclaggio per aver ricevuto bonifici per quasi un milione sia dalla Geovision che dalla Vertigo, 138 mila dei quali sarebbero stati impiegati per tentare di riacquistare all’asta una villa di via del Casaletto a Roma in cui il faccendiere di antico pelo aveva vissuto prima di essere sfrattato. E c’è pure la storia delle mene intorno al brevetto, acquistato negli Usa, per l’utilizzo del grafene, il nuovo materiale delle meraviglie che è fruttato un premio Nobel agli scopritori. Chissà, forse voleva essere l’inizio di una nuova avventura imprenditoriale. Per ora è solo argomento di un’inchiesta giudiziaria.
di Salvatore Mannino