Delitto di S.Maria, stangatina di 10 anni: l'assassino lo scopre in diretta dal carcere

La sentenza letta dal Gip Giulia Soldini, all'imputato anche lo sconto delle attenuanti generiche. L'ambulante si dice sollevato

Federico Ferrini

Federico Ferrini

Arezzo, 8 maggio 2020 - Federico Ferrini, l'assassino di via della Robbia, è stato condannato a dieci anni per omicidio volontario. Meglio di così non gli poteva andare. Perchè quella cui va incontro Federico Ferrini, l’assassino di via della Robbia, zona di Sanrta Maria, più che una stangata è una stangatina: dieci anni con tutte le attenuanti nel primo grande processo, sia pure con il rito abbreviato e per via telematica, con l’imputato che ascolta il verdetto del Gup Giulia Soldini in diretta dal carcere , collegato in videoconferenza.

Lo stesso carcere dal quale poi l’assassino, che si era già scusato una settimana fa, alla prima udienza, con un memoriale depositato agli atti, esprimerà poi al suo avvocato Gionata Giannini, che gli ha ottenuto il minimo possibile, il sollievo e anche lo stordimento di una storia che gli ha segnato la vita.

La discussione in aula, dove si trovano il giudice Soldini, il Pm Chiara Pistolesi, il difensore e gli avvocati di parte civile Alessandro Calussi e Davide Scarabicchi, per conto dei parenti di Maria Apparecida De Sousa, la prostituta brasiliana uccisa con un colpo di sbarra in testa nel suo pied-a-terre la notte fra il 25 e il 26 agosto, si esaurisce nello spazio di una mattinata.

La prima a parlare è il Pm, che parte da una pena base di 22 anni, uno più del minimo, dice, per la particolare gravità del delitto, ma ridotta a 12 per le attenuanti del rito (un terzo) e quelle generiche (un altro sesto). Gli avvocati di parte civile, invece, ci vano giù duri, evocando addirittura lo spettro di una premeditazione che nemmeno la procura ha mai contestato.

Infine Gionata Giannini, che riesce a convincere il Gup con il suo ragionamento: condanna a partire dal minimo dei 21 anni, con lo sconto pieno del rito e delle attenuanti generiche: appunto dieci anni totali, quelli del verdetto che il giudice Soldini legge poco prima di mezzogiorno. Il caso, al di là dei risvolti giudiziari, se lo ricordano tutti. La lucciola che viene ritrovata nel tardo pomeriggio di lunedì 26, nel clima ancora sonnolento di agosto, con la testa spaccata sul letto, dopo che il marito, al mare, e una vicina hanno dato l’allarme.

All’inizio è un rompicapo, anche per la squadra mobile che conduce le indagini, le quali però imbroccano quasi subito la pista giusta. Indirizzate innanzitutto dai messaggi whatsapp ritrovati sullo smartphone della vittima, vecchi ormai di un anno ma chiari: tra lei e Ferrini c’è stata una relazione quasi subito interrotta, con lei che preme per riprenderla.

C’è poi la telecamera della vicina farmacia che inquadra, nelle ore del delitto, la targa della macchina del protagonista, che è un ambulante di Pratovecchio, molto noto in tutti i mercati della provincia, dove vende porchetta e altri prodotti tipici della sua azienda agricola. Infine la ciliegina sulla torta: la cella telefonica di Santa Maria che cattura i segnali del cellullare di Ferrini mentre sta navigando in Internet, nell’attesa che la donna finisca con il suo ultimo cliente.

Quanto basta per andare a prendere l’assassino a casa sua, dove sta preparando la porchetta per la Fiera del Mestolo. Lui confessa quasi subito, prima alla polizia e poi davanti a un altro Gip, Fabio Lombardo, durante l’udienza di convalida dell’arresto. All’inizio è fumoso sul movente, parla di un ricatto di lei che gli ha fatto perdere la testa.

Poi sarà più preciso nel memoriale dal carcere: temevo che andasse a dire in giro della nostra relazione, dei miei rapporti con una prostituta, ci avrei perso la faccia. Invece ha perso la testa e ora paga il prezzo. Più leggero di quanto potesse temere. Nel giro di 5 anni (metà pena) potrebbe essere già fuori