Delitto, ora le prove scientifiche. Il Gip: ancora ombre sul movente

Per il giudice dalla chat fra l'assassino e la vittima non emergono indizi di un tentativo di ricatto, tutto affidato al racconto di lui

Federico Ferrini

Federico Ferrini

Arezzo, 11 settembre 2018 - ORA CHE HA confessato, sia pure con tutta la confusione di uno che si ritrova nello scomodo ruolo dell’assassino per caso, paiono quasi esami superflui. Ma nulla è inutile in un’inchiesta per omicidio e così gli inquirenti sono adesso alla caccia dei riscontri scientifici di quanto ha detto Federico Ferrini davanti al Gip Fabio Lombardo: «Sono stato io».

Di tracce destinate al laboratorio del genetista e a quelli della polizia scientifica ce ne sono in abbondanza: innanzitutto i reperti rilevati durante i sopralluoghi nel pied-a-terre di Santa Maria che è stato il luogo del delitto. Alla luce di quanto ha raccontato il giovane (37 anni) protagonista dei mercati dei sapori aretini, cioè della lite in cui lui e la vittima, la sua ex amante Maria Venancio De Sousa, sessantenne, prostituta di professione, si sono scagliati addosso di tutto, è logico pensare che qualche prova scientifica sia rimasta, sostanze biologiche o sangue, dal quale estrarre un Dna, la conferma oggettiva di quanto l’assassino ammette.

CI SONO poi i vestiti insanguinati sui quali lui stesso ha indirizzato la Mobile, dopo le prime ammissioni in questura, venerdì mattina, quando non era stato ancora fermato: andate a casa (a Pratovecchio Ndr), li troverete lì. C’erano davvero, ma sono stati lavati in lavatrice, con la candeggina: è rimasto comunque qualche segno di sangue, di quelli, magari sulle cuciture, che possono essere evidenziato col luminol dalla polizia scientifica? Chi indaga ci spera, come spera nelle tracce sull’auto. Quella, ha raccontato Ferrini, non è stata lavata. Pare difficile che nel viaggio di ritorno di 50 km della notte del delitto (fra il 25 e il 26 agosto) non sia rimasta neppure una minuscola macchia.

IL GIP Lombardo, comunque, pur convalidando l’arresto come ha fatto lunedì, non ha mancato di esprimere alcuni dubbi sulla verità dell’assassino. Il movente, ad esempio. Lui dice che Maria lo ricattava, che voleva tornare con lui, che lo minacciava di rivelare a tutti come frequentasse prostitute, che gli aveva chiesto addirittura 200 mila euro per tacere. Tutte questioni delle quali nella chat che è andata avanti fra i due fino al giugno 2018 non è rimasta traccia. Federico dice che le richieste sono arrivate vis-a-vis in successivi incontri, ma per adesso c’è solo la sua parola.