CLAUDIO
Cronaca

"Amarcord la scuola durissima di una volta L’incubo della maturità: drogati per studiare"

Il prof racconta: 4 scritti e all’orale tutte le materie, ho fatto esami per tutta la vita ma nessuno si è mai avvicinato allo stress di quello

Claudio

Santori

Somo un classe 1944 e ho sostenuto tutti gli esami possibili. Già alle elementari l’esame di passaggio dal primo al secondo ciclo e lquello di licenza, in quinta. La scuola elementare dei miei tempi era un ciclo completo e formativo che prevedeva in cinque anni un corso completo di calligrafia, grammatica, storia, aritmetica e geometria, disegno geometrico e ornato. Il libro di lettura era completato dal “sussidiario” : conservo ancora quello di quinta: in 400 pagine una mini Treccani dove c’era di tutto e di più. Non sarà male ricordare che ai miei tempi si bocciava di brutto anche alle elementari: oggi sarebbe roba da plotone di esecuzione! Ricordo la mia prima, fatta a Talla con la mia mamma che era la maestra. Era una pluriclasse, con quattro o cinque di prima, altri delle superiori e un gruppo di ripetenti: sì un gruppo di ripetenti che la mamma chiamava grandiglioni.

Ottenuta la licen"a elementare, c’era da superare l’esame di ammissione alla Scuola Media: la preparazione era affidata di solito in via privata ai maestri che ci facevano lezione a piccoli gruppi nel salotto di casa. Il programma era piuttosto vasto con punti di forza nella storia (ricordo i personaggi del Risorgimento: perfino qualcuno di troppo!) e aritmetica.

Ed eccoci finalmente alle “Medie”. Il salto dal maestro ai professori veri era traumatico: per molti catastrofico. I tre anni costituivano un corso completo di storia civile dalla preistoria alla Grande Guerra, nozioni approfondite di algebra (monomi, polinomi etc.) e di geometria euclidea; disegno con compiti scritti di proiezioni ortogonali e assonometria; lingua straniera; latino dal latino e dall’italiano con il programma fino a tutta la sintassi dei casi e a lambire la sintassi del periodo con ampie letture dei classici: una quarantina di capitoli di Cesare e un certo numero di elegie di Tibullo e Ovidio con lettura metrica, avete capito bene: lettura metrica del distico elegiaco.

Ma il bello veniva con l’italiano. Lettura integrale dell’ Odissea e dell’ Iliade. Quelle tradotte dal Pindemonte e dal Monti: siamo usciti dalla Scuola Media con la completa conoscenza del lessico, della sintassi, dello stile e delle figure retoriche del linguaggio protoromantico e romantico ottocentesco. La preparazione in italiano e latino alla fine della Terza Media era superiore per qualità e quantità a quella della maturità classica di oggi. E non c’erano sconti: si bocciava di brutto. La disciplina era durissima: le sospensioni fioccavano. Anch’io ne ho prese. In terza, alla fine di maggio dopo 5e ore di scuola scendevo di corsa le scale del Convitto andai ad urtare il Preside. Mi agguantò per un orecchio (fallo oggi!) e mi trascinò fino all’ultimo piano, con una spinta mi mise a sedere e mi disse gelido: ”Dammi il diario”. E mi appiccicò un giorno di sospensione.

Ricordo che all’ultimo giorno di scuola nacque il tormentone su chi, allo scoccare della campanella delle 13,25 avesse preso più scapaccioni dall’insegnante: tenevamo il conto scritto con la biro sul palmo della mano. Nell’ultime due ore vedevi ragazzi che facevano casino apposta per attirare la professoressa. “Me n’ha dati dieci”. “No – replicava qualcuno- otto”.

Come Dio volle arrivai al mitico Ginnasio-Liceo. E improvvisamente la metamorfosi: forse aveva inciso nel profondo lo smacco della bocciatura in seconda media. Avevo divorato montagne di libri, le materie mi piacevano e soprattutto ebbi la fortuna di avere dei professori veri, soprattutto il Baicchi di greco e latino e greco e nientemeno che Cesare Vasoli a storia e filosofia. mi misi a studiare sodo. Giocai per tutto il quinquennio al primo della classe. In seconda fui mandato dal Preside Abbadessa in premio per un mese intero in Scozia, dove passai un periodo meraviglioso e feci perfino il bagno nel Loch Ness (ma senza vedere alcun mostro!).

Sostenni l’Esame di Maturità nel luglio del 1962, uscendone primol Liceo, con borsa di studio Pio Borri e menzione nazionale. Già, l’Esame di Stato. Il programma era pazzesco: il più sgobbone degli studenti di oggi sverrebbe solo al sentirlo descrivere! Programma di tre anni di nove materie: quello intero della terza e i riferimenti della prima e della seconda (per capirsi per italiano i riferimenti di prima erano Dante, Petrarca e Boccaccio; per la seconda: Ariosto, Tasso, Machiavelli e Guicciardini!). Nelle altre materi lo stesso. Gli scritti erano quattro: tema di italiano, traduzione dal latino, traduzione in latino e traduzione dal greco. L’orale era diviso in due parti: umanistica (italiano, latino, greco, filosofia) e scientifica (matematica, fisica, scienze e storia). C’era pure l’esame orale e pratico di Educazione Fisica.

Le interrogazioni erano cannonate ad alzo zero: potevano superare l’ora, disciplina per disciplina. A parte il fatto che molti all’esame non ci arrivavano perché non erano ammessi, le bocciature erano tantissime. Nella mia sessione eravamo poco più di cento: dei quali una trentina furono bocciati subito e altrettanti furono rimandati a settembre. Negli ultimi due mesi, maggio e giugno, si arrivava alle 16 ore giornaliere: ci sostenevamo con pasticche a base di anfetamine. Oggi sono fuorilegge ma allora le prescriveva il medico: in pratica eravamo drogati!

Oggi c’è la privacy,. Ai tempi miei venivano esposti i quadri con i voti e le insufficienze crudelmente sottolineate in rosso e a fianco dei bocciati c’era la scritta, NON MATURO, sempre in rosso (nella classi intermedie la dcitura era: RESPINTO)! Poiché le bocciature potevano creare problemi di ordine pubblico, c’era una disposizione ministeriale: i quadri dovevano essere esposti “quando l’ultimo commissario avesse lasciato la città” (avete capito, non la scuola, la città!). Tutti quelli della mia generazione, me compreso, hanno avutol’incubo notturno che la Maturità non era valida e andava ripetuta.

Personalmente ho passato tutta la prima parte della mia vita, fino alla soglia dei cinquanta, ad essere esaminato: dopo la Maturità, 24 esami universitari e la tesi di laurea. Poi tre esami di abilitazione e i concorsi da Preside. Ma nessuno si è neanche lontanamente avvicinato per impegno e stress all’Esame di Stato.