LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Alzheimer, una scoperta aretina C’è un farmaco per i primi segnali

Innbiotec Pharma ha sviluppato e brevettato un prodotto in grado di bloccare la malattia nelle forme lievi

Alzheimer, una scoperta aretina C’è un farmaco per i primi segnali

di Lucia Bigozzi

Riparare ciò che l’età può distruggere, custodire l’archivio della memoria e del sapere proteggendo le cellule del cervello dal rischio degenerativo. Tutto in tempo, prima che sia troppo tardi. I numeri dell’Alzheimer e la progressione sui malati, accelerano le strade della ricerca scientifica. C’è un primato, tutto aretino, nella messa a punto di un prodotto capace di intervenire nella fase lieve della malattia e bloccarne l’avanzata. Il prodotto è stato sviluppato e brevettato nei laboratori di Innbiotec Pharma e testato su un campione di pazienti inseriti nello studio clinico concluso nel 2021 con "risultati inaspettati anche per noi", spiega Gianfranco Liguri, già ordinario di biochimica e biologia molecolare alla facoltà di Medicina dell’Univeristà di Firenze. Lo studio clinico è stato condotto all’ospedale Fatebenefratelli di Genzano, a Roma, uno dei centri di eccellenza nella cura dell’Alzheimer e altre patologie neurodegenerative. "Il professor Marianetti e la sua equipe hanno condotto quattordici test di carattere neurologico e cognitivo su venti pazienti in fase iniziale di malattia. Le persone sono state trattate per un anno ed è stato dimostrato che con la somministrazione del nostro prodotto la condizione iniziale è migliorata in tutti i pazienti e rispetto a tutti i quattordici parametri del test. Le persone stavano meglio di quando avevano iniziato il percorso sperimentale e in alcuni casi, si è verificata anche una regressione della malattia". Liguri evidenzia un altro aspetto: "Ciò che rende i risultati altamente significativi sul piano statistico, è il fatto che nei venti pazienti il miglioramento c’è stato per tutti i quattordici parametri". Una sorta di evidenza sperimentale sorprendente, che conferma "l’efficacia della nostra soluzione per la prevenzione e il trattaemento del deficit cognitivo senile nelle fasi iniziali della neurodegenerazione".

L’esito dello studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica americana della Alzheimer Association e adesso l’azienda aretina, nata nel 2020 in piena pandemia, si appresta a lanciare sul mercato il farmaco. "Sarà presto disponibile nelle farmacie e nella nostra piattaforma online insieme ad un altro prodotto specifico per supportare la memoria in persone anche giovani in periodi di stress", aggiunge Oliviero Giusti, patologo, già fondatore della Biochemical Systems, oggi amministratore delegato della Innbiotec Pharma. "Abbiamo deciso di trasferire ad Arezzo l’esperienza nata come spin-off del dipartimento di biochimica della facoltà di Medicina dell’Università di Firenze e oggi siamo una Pmi innovativa che porta avanti progetti di ricerca ad altissimo valore scientifico".

I numeri dell’Alzheimer raccontano l’impatto nella vita delle persone. Secondo i dati della federazione nazionale Alzheimer e dell’Istituto superiore di sanità in Italia la malattia colpisce un milione e duecentoquarantunomila persone, in una fascia d’età sopra i settant’anni, mentre in Europa il trend è decisamente peggiore: 10,5 milioni nel 2015 che secondo le stime saliranno a 13,4 nel 2030 e nel 2050 supereranno i diciotto milioni.

Il lavoro del team aretino non si ferma. C’è un altro progetto di eccellenza ai nastri di partenza: "Si tratta di una sperimentazione sulla steatosi epatica non alcolica. Abbiamo presentato un progetto all’Unione europea e stiamo verificando la disponibilità di alcuni investitori per trasformare la nostra molecola in famarco. Un processo lungo, ma abbiamo proposte interessanti da due big pharma", osserva Andrea Bigozzi, socio dell’azienda aretina. C’è un ultimo aspetto che Giusti richiama con una punta di orgoglio pensando al lavoro di questi anni e ai traguardi raggiunti: "La commissione europea ha già valutato il nostro progetto assegnando il sigillo di eccellenza".