GAIA PAPI
Cronaca

"Ai giovani racconto l’incubo droga Molti temono il giudizio dei genitori"

Enrico Comi a vent’anni spacciava anche ad Arezzo poi è finito in overdose e ha deciso di smettere. Futuro Aretino ha organizzato un confronto con gli studenti delle Medie. "Mi hanno chiesto cosa dissero i miei"

di Gaia Papi

Quaranta anni fa veniva ad Arezzo per spacciare eroina. Oggi Enrico Comi è tornato da ex tossicodipendente, esperto in prevenzione. Lo ha fatto venerdì. Prima con gli studenti di terza media della IV Novembre, la sera alla Casa dell’Energia in un incontro organizzato da Futuro Aretino dal titolo "Uno sguardo dentro".

"Se avessi saputo sul serio cosa era la droga non mi sarei mai fatto". Oggi Enrico continua, lo fa da 27anni, a raccontare la sua vita da un capo all’altro della penisola. Lo ha fatto anche alla platea aretina, spiegando tramite la sua esperienza e senza prediche quello che è il mondo delle dipendenze.

Rico inizia ad usare droghe poco prima dei 14 anni. Sei mesi dopo la prima canna, inizia a fumare quotidianamente sino ad arrivare ad un uso continuo.A 17 anni prova la cocaina, pastiglie varie, anfetamine e giunge ad una devastante esperienza con LSD. Abusa spesso di alcool e superalcolici. Anche mix di alcool con pastiglie. L’epilogo di questa esperienza lo avvicina ai consumatori di eroina. Seppur certo di non voler mai e poi mai arrivare a tanto, inizia a sniffarla e ne rimane affascinato. Presto la prima siringa. A 21 anni è devastato.

Quando hai deciso di trasformare la tua esperienza in messaggio?

"Avevo 21anni. Quando sono caduto in coma per la seconda volta e gli amici mi hanno abbandonato in un bosco. Mi sono spaventato a tal punto da decidere di smettere. Certo non è stato facile. E’ stato necessario passare del tempo in una piccola comunità. Lì, fra l’altro conobbi una operatrice volontaria, che è diventata mia moglie. Di lì a breve è nata la mia prima figlia, ora ne ho tre, e la vita è cambiata".

Enrico ha parlato ai ragazzi, dicendo apertamente quello che pensa sulle droghe, senza la presunzione di pretendere di sapere tutto e con la certezza che non tutti la pensano come lui, ma in modo diretto e sincero, catturando l’attenzione degli alunni e dando vita a un confronto ricco di spunti e riflessioni. Dedica da 27 anni la propria vita alla prevenzione: negli anni ha organizzato incontri con tantissimi giovani, scritto due libri "Stupefatto, avevo 14 anni, la droga molti più di me" e "Spacciato. Un solo attimo per cancellare una vita. Potrebbe non bastare una vita per cancellare quell’attimo". La sua platea preferita sono i giovani.

"Gli studenti della IV novembre mi hanno emozionato con le loro domande, sensibili e mai banali".

Quella che ti ha più colpito?

"Mi hanno chiesto qual è stata la reazione dei miei genitori quando hanno saputo che mi drogavo. Sono molto preoccupati del giudizio dei familiari. Sembrano sempre distanti, spesso fanno gli spacconi, ma il pensiero corre sempre a loro". Quanti ragazzi si drogano?

"Per la mia esperienza molti di più di quello che ci raccontano le ricerche. Se chiedi a un ragazzo delle superiori ti risponde che il 90 per cento dei suoi compagni si droga o beve".

Le sue sono lezioni non pesanti sulla vita, concetti scientifici ma spiegati in modo elementare e coinvolgente.

Quale è il messaggio che hai lasciato ai ragazzi?

"Non ho detto loro di non drogarsi. Li ho detto di non pensarci una volta, ma duemila prima di farlo. Di provare le gioie vere, non quelle finte e artefatte generate dalla droga. Perchè poi troveranno l’amico, il coetaneo che farà credere loro che con la droga si sta da Dio, che non fa male. Tutte giustificazioni che un drogato dà agli altri per darle a se stesso".