"Una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l’umanità e l’amore escono più forti che mai. L’ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia, ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d’Italia e della mia storia personale".
Così Agnese Pini, direttrice dei quotidiani Qn, La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino, stasera ad Arezzo nell’ambito del festival "Città dei lettori" porterà il lettore in "Un autunno d’agosto", aprendo un capitolo della storia della sua famiglia che riporta all’eccidio del 1944 a San Terenzo Monti, lungo la linea gotica al confine tra Toscana e Liguria. Lo farà nella conversazione con il capocronista de La Nazione di Arezzo Federico D’Ascoli, alle alle 21, alla Casa Museo Ivan Bruschi, ripercorrendo le storie delle centocinquantanove persone, perlopiù donne e bambini, trucidate al suono di un organetto.
Da quella strage e attraverso la storia della sua famiglia, Pini indaga "gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere. L’ho capito con la guerra in Ucraina, vedendo come certi orrori si perpetuino sempre identici al di là delle latitudini e degli anni". Passato e presente, in un corto circuito lungo i grandi tornanti della storia. Il libro, edito da Chiarelettere, ha il passo dell’inchiesta-racconto e azzera il tempo davanti all’orrore della guerra che è ancora qui, oggi, nel cuore dell’Europa.
"Una storia così", spiega Agnese Pini, "lascia un segno indelebile nelle famiglie che l’hanno subita, e appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti". La storia raccontata in questo libro "può diventare un’occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio".
È il racconto di una vicenda che ne contiene molte altre, un vissuto che diventa condiviso e incrocia ciò che stiamo vivendo, qui e ora.
Lucia Bigozzi