
Volontarie all'interno di un'ambulanza (Foto di repertorio)
Arezzo, 27 agosto 2025 – “È intollerabile che chi si impegna, professionalmente o volontariamente, per aiutare il prossimo sia soggetto ad aggressioni o furti”. Con queste parole Giovanni Grasso, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo, riaccende i riflettori sulla sicurezza di chi lavora in sanità. Il suo intervento arriva all’indomani dell’ennesimo episodio: domenica sera un uomo ha forzato le porte della Centrale operativa 118 di Arezzo. Il personale ha dato l’allarme e le forze dell’ordine hanno bloccato il responsabile.
Nessun danno a persone o strumenti, solo alle porte, ma resta la gravità del gesto. Proprio da qui Grasso rilancia una proposta che non esita a definire “forte”: dotare gli operatori sanitari di body-cam, piccole telecamere indossabili che possano fungere sia da deterrente che da strumento di tutela. “Già nel 2022, in Senato, presentammo la nostra campagna #Rispettachitiaiuta – ricorda –. Oggi credo che non basti più la sola sensibilizzazione. Serve un cambio di passo: i professionisti che lavorano in setting a rischio, dall’emergenza alla psichiatria, devono avere strumenti di difesa e di dissuasione, così come sta avvenendo in altre realtà in Italia”. “E’ una proposta della quale avevamo parlato già nel 2022 quando, in Senato, presentammo la nostra campagna per la sicurezza del personale sanitario. Mi rendo conto che è una proposta forte, ma a mali estremi, estremi rimedi”.
Gli episodi si moltiplicano: insulti, minacce, violenze fisiche, danneggiamenti. La percezione di insicurezza cresce tra chi ogni giorno garantisce assistenza a domicilio, in pronto soccorso o sulle ambulanze. Le sue parole arrivano come uno spartiacque. Finora il dibattito si era concentrato soprattutto sulla sensibilizzazione: ricordare che colpire un infermiere, un medico, un volontario, significa colpire l’intera comunità. Ora la richiesta è di passare all’azione, con strumenti concreti e immediati.
L’episodio di Arezzo diventa così il simbolo di una fragilità più ampia: la vulnerabilità delle strutture che dovrebbero restare inviolabili. “La Centrale del 118 non è un luogo qualsiasi – ha sottolineato anche Simone Nocentini, responsabile dell’Emergenza territoriale –. È il cuore del soccorso, delicato per le attività e le strumentazioni che vi si svolgono. Deve essere tutelato come tale”. Grasso raccoglie e rilancia: “Chi aggredisce questi luoghi e questi professionisti aggredisce la collettività”. Il suo appello punta a trasformare un episodio di cronaca in un’occasione per cambiare passo: non più solo indignazione, ma soluzioni concrete, per garantire che chi cura non debba mai avere paura di essere aggredito.