FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Adozione dalla Cina ferma dal 2020: "Aiutateci"

La storia degli Zangrillo: il bambino ha compiuto 11 anni e attende dal primo lockdown di poter volare in Italia. I contatti diplomatici

di Federico D’Ascoli

Un altro Natale e un altro compleanno passato a ottomila chilometri di distanza. Continua l’odissea di Francesco Zangrillo e Monica Maffei, la coppia di Cavriglia che da quasi tre anni attende di poter abbracciare quel bambino cinese che l’altro ieri ha compiuto 11 anni e una volta arrivato in Italia si chiamerà Simone.

Alla base del congelamento dell’iter per l’adozione che alla vigilia del primo lockdown 2020 sembrava cosa fatta un groviglio di competenze e i delicati rapporti diplomatici con la Cina. Nella stessa situazione di Simone e dei suoi aspiranti genitori ci sono altre trenta famiglie in giro per l’Italia. Il dialogo con Pechino, pur difficilissimo, sembra essersi sbloccato: le adozioni internazionali erano state bloccate per i timori legati al Covid che però sta arretrando da più di un anno ormai, grazie alle vaccinazioni.

Zangrillo, la vostra attesa sembra infinita. Ci sono novità?

"Qualcosa si sta muovendo, per fortuna: la Cina starebbe abbandonando le pretese dello “zero Covid” ma abbiamo timore di impantanarci in un’altra attesa estenuante".

Cosa vi aspettate dalle autorità?

"Mi consenta un’espressione forte: serve qualcuno che prenda il toro per le corna. Vorremmo che fosse il premier Meloni a fare una richiesta diretta alle autorità cinesi, soprattutto in vista di un possibile incontro con il presidente Xi Jinping a Pechino. In questi tre anni ci hanno detto che “certe questioni” vanno affrontate nelle sedi opportune: sarebbe inaccettabile pensare a ulteriori ritardi. Almeno che qualcuno ci metta la faccia...".

Avete registrato qualche novità con il cambio di governo?

"Pochi giorni fa siamo stati contattati telefonicamente dal ministero degli Esteri dopo che abbiamo inviato un’accorata mail Pec ad Antonio Tajani. Il ministro ha dato mandato a un suo diretto collaboratore di contattarci per rassicurarci che aveva ben presente la nostra situazione e che stava interessando direttamente il suo omologo cinese. Non solo, ci ha telefonato anche l’ambasciata italiana a Pechino: abbiamo trovato una delle poche voci che ci ha fornito parole di conforto e vicinanza, di tenore sicuramente istituzionale ma anche accoratamente sincere e soprattutto realistiche, avendo il polso della situazione in Cina e dei limiti della diplomazia in certe situazioni".

Cosa vi hanno detto dall’ambasciata?

"Che le autorità cinesi ora finalmente accettano la tesi che il virus è meno pericoloso perché gestibile e curabile: questo fa cadere l’assurda pretesa di non permettere ai bambini di uscire fuori dalla Cina per raggiungere le loro nuove famiglie in paesi a rischio Covid prima che la pandemia fosse stata sotto controllo a livello globale".

Sembra il momento giusto per fare un po’ di pressione...

"Abbiamo accettato di non alzare troppo la voce per non disturbare le delicate trattative tra Roma e Pechino. Adesso però è il momento di farci sentire: l’11 gennaio, dalle 9 alle 13 saremo insieme alle altre famiglie e a chi vorrà appoggiarci di fronte a Palazzo Chigi con il fine di chiedere l’attenzione direttamente del presidente del Consiglio Meloni. Potrebbe essere finalmente la volta buona, ci sono le condizioni. Ora le istituzioni devono fare la loro parte fino in fondo per sbloccare questa assurda e dolorosa situazione che sta bloccando il nostro Simone in un istituto cinese da quasi tre anni".