
Il pianista Nicolosi protagonista del. concerto in programma sabato al Petrarca
La partecipazione straordinaria del pianista Francesco Nicolosi con l’Orchestra da Camera Fiorentina diretta dal maestro Giuseppe Lanzetta, nel concerto in programma sabato 10 maggio alle 21 al Teatro Petrarca di Arezzo in un repertorio che spazia dalla forza di Beethoven al lirismo profondo di Schubert. L’evento è possibile grazie alla Fondazione Guido d’Arezzo e a Giovanni Andrea Zanon, direttore artistico della stagione concertistica della fondazione.
Nicolosi, tra i più acclamati pianisti italiani nel mondo, ha dedicato gran parte della sua carriera alla valorizzazione del repertorio romantico e post-romantico, ricevendo premi e riconoscimenti per le sue interpretazioni raffinate e virtuosistiche, cosa la affascina di più di questa musica?
"Il mio repertorio include molti autori romantici e post-romantici, ma il mio interesse è anche per periodi precedenti, come il Sei e Settecento. Un esempio è il lavoro che ho fatto su Giovanni Paisiello, di cui ho inciso l’integrale degli otto concerti per pianoforte e orchestra: gli ultimi tre sono usciti in allegato alla rivista Amadeus. Quello che mi appassiona davvero è la ricerca di un repertorio alternativo, meno consueto, che esca dal cosiddetto “canone” tradizionale. Mi stimola scoprire e far conoscere pagine meno battute ma di grande valore musicale".
È presidente della Commissione consultiva per la musica del Ministero della Cultura. Come si può promuovere la musica classica, soprattutto tra i giovani?
"È una domanda importante e complessa. Credo che la chiave sia nella formazione del pubblico: per avvicinare i giovani alla musica colta, bisogna prepararli all’ascolto. Non è sufficiente insegnare a suonare uno strumento: serve anche fornire gli strumenti per comprendere e apprezzare ciò che si ascolta. Le associazioni, i teatri, i festival devono creare percorsi di avvicinamento, con incontri, guide all’ascolto, momenti di confronto condotti da chi conosce profondamente il repertorio. E soprattutto, serve un lavoro più capillare nelle scuole, dove la musica spesso è trascurata. Non si tratta solo di educazione musicale in senso stretto, ma di educazione alla bellezza, all’emozione, all’ascolto consapevole. La musica classica ha tanto da offrire, ma va accompagnata e spiegata, senza paura di rinnovare linguaggi e metodi".
Che repertorio ha scelto di proporre sabato?
"Ho scelto di eseguire il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Beethoven, un brano tra i più brillanti e virtuosistici del repertorio classico. Si tratta di un’opera ancora fortemente ancorata al linguaggio del Settecento, quindi meno romantica rispetto ad altri suoi concerti più tardi, ma con una freschezza straordinaria. È un concerto celebre, molto amato, e lo sento particolarmente vicino per energia e scrittura pianistica. L’ho proposto perché lo considero uno dei capolavori della prima produzione beethoveniana".
Qual è il suo rapporto con la città di Arezzo?
"Torno ad Arezzo dopo circa quindici o vent’anni, per la prima volta avrò il piacere di suonare con l’Orchestra. Ho un legame affettivo con questa città, anche per motivi personali: qui vivono amici importanti della mia vita, persone che ho frequentato e frequento e con cui ho condiviso momenti significativi. Ricordo con piacere quando venni ad Arezzo in occasione del compleanno di Amedeo d’Aosta: fu un evento speciale, e da allora la città ha mantenuto per me un sapore familiare. Ho anche avuto modo di esibirmi in recital in passato, quindi il rapporto è ricco di ricordi".